A Roma vota poco più del 50% degli elettori – e a Pisa il 56? A Londra vota il 38%, a Amsterdam il 51, a Copenhagen il 54, a Helsinki il 57, a Dublino il 58, a Parigi e Berlino poco più del 60. A Toronto il 53% – e lasciamo stare New York e Los Angeles. Miracolo: a Stoccolma vota l’82%.
Il crollo di affluenza alle urne alle elezioni comunali del 26-27 maggio 2013 è significativo per molti motivi, che altri sapranno analizzare meglio di me. E’ un crollo enfatizzato da un termine di paragone scientificamente improprio e politicamente truffaldino, e cioè le precedenti amministrative del 2008, che avvennero in concomitanza con, e trainate da, le elezioni parlamentari. Detto questo, la caduta c’è, è evidente, e soprattutto è una ulteriore tappa in un trend di lungo periodo di demobilitazione dell’elettorato – che riguarda sia le elezioni municipali che le politiche. E che non riguarda solo l’Italia.
Mi pare, infatti, che anche a livello municipale non esista un caso speciale italiano. Il Ministero degli interni dice che, in tutti i comuni di questa tornata elettorale, la partecipazione complessiva al voto è stata del 62%. E’ un dato così straordinario fra i paesi democratici comparabili? Ho fatto un po’ di ricerche, curiosando qua e là, in modo tutt’altro che sistematico – probabilmente mancando gli importanti saggi politologici che già avranno affrontato la questione – e la mia cauta risposta è: ma proprio per niente.
Lasciamo pure stare gli Stati Uniti, che su queste faccende sembrano essere la bestia nera dell’Occidente. Poche settimane fa a Los Angeles è stato eletto il nuovo sindaco, con un’affluenza alle urne del 19% dei registered voters (cioè dei cittadini che si sono iscritti nelle liste, che già sono meno dei potenziali aventi diritto). Nel 2009 a New York l’affluenza è stata del 26% – in discesa dal 33% della tornata precedente. Le città del Texas possono essere anche sotto il 10%. Lasciamo dunque stare gli Stati Uniti.
Poi c’è il Canada, che per molte cose è considerato il doppio paradisiaco dell’inferno yankee. Qui sembra che la partecipazione al voto municipale sia mediamente di poco superiore al 40%. A Toronto nel 2010, per ragioni contingenti di quell’anno, ha fatto un salto in alto al 53% – dal più normale 39% delle volte precedenti. Attraversato l’Atlantico, che dire della Gran Bretagna? Anche qui siamo intorno al 40% – con il 38% delle elezioni a sindaco di Londra del 2012. In Irlanda, ho il dato per Dublino nel 2009: 58%.
E sul continente, nel cuore dell’Europa? In Francia il dato medio nazionale è del 62% nel 2008, con punte più alte in alcuni arrondissement di Parigi (e quindi più basse in altri). In Germania siamo intorno al 50%; e per il sindaco di Berlino, nel 2011, appena sopra al 60%. La Spagna, alle elezioni locali e regionali del 2011, ha una media del 66%; per l’alcalde di Madrid, il 68%. Per i Paesi Bassi ho il dato di Amsterdam nel 2010: 51%. La Svizzera ha una virtù particolare: il 49% di affluenza delle elezioni locali è superiore al dato per le politiche nazionali (45%).
Conviene infine salire verso l’Europa del Nord, dove la partecipazione al voto è tradizionalmente più massiccia. La Finlandia smentisce subito l’attesa: 58% nel 2012, con il 57% a Helsinki. La Danimarca non eccelle: 66% nel 2009 – con il 54% a Copenhagen. E finalmente il miracolo, la Svezia: l’82% nel 2010, nazionalmente e anche a Stoccolma. Miracolo davvero, dato che a Stoccolma l’affluenza è stata in crescita di un paio di punti rispetto al 2006.
In tutti questi paesi, in effetti, c’è una diminuzione generale dei tassi di partecipazione – alle elezioni municipali così come (e questo è un fenomeno molto noto) alle elezioni politiche. Vale la pena ricordare che alle elezioni parlamentari l’affluenza alle urne in Canada (54%), Francia (46%) e Svizzera è inferiore o uguale a quella famigerata delle presidenziali degli Stati Uniti (54% nel 2012). E che in parecchi paesi è (ormai) non tanto superiore: fra il 60 e il 65% in Gran Bretagna, Spagna, Irlanda, e Germania. Oltre il 70% ci sono Finlandia, Olanda, Danimarca – e ovviamente Svezia (83%).
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