Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Tutti da Harvey venerdì sera (a lezione di storia)

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“Ci vediamo da Harvey, stasera”

Non era un appuntamento al pub, e neanche a casa di amici, anche se poi a un party a casa di Harvey si andò. Era l’appuntamento a lezioni di storia che erano anche eventi pubblici, eventi politici e  per molti versi, un po’ scherzando e un po’ no, eventi mondani – con un docente che era una star.

Le lezioni di storia francese, di storia sociale francese, di storia socialista francese dicevano le malelingue, del professor Harvey Goldberg, negli anni Settanta a Madison, alla University of Wisconsin, erano uno show che non si poteva mancare. Se si era studenti da quelle parti, ma anche no – c’erano un sacco di auditors, di fatto erano aperte a tutti. Se si aveva un’anima radical. E se si avevano amici di anima simile.

Erano lectures per classi undergraduate molto ampie che, negli anni, erano diventate enormi. Per cui l’amministrazione le aveva sistemate in una delle aule più grandi di tutta l’università, in effetti un auditorium, l’auditorium della vecchia Agriculture  Hall, un po’ fuori mano rispetto al dipartimento di storia nell’allora nuovissimo Humanities Building (oggi intitolato a George Mosse, altra star di allora). Poteva contenere fino a 600/700 persone e certo era pieno zeppo quando ci s’andava noi, con gli ultimi arrivati seduti per terra un po’ ovunque. Era così zeppo che ci voleva tempo per riempirsi e soprattutto per svuotarsi, si sforavano spesso i tempi previsti. E così c’era un ulteriore privilegio, di orario questa volta: le lezioni erano messe nell’ultimo slot della giornata, lunedì mercoledì e venerdì a fine pomeriggio. Non c’erano lezioni successive a cui correre, dopo s’andava a prendere una birra.

Le prime file di sedute erano riservate agli esterni, ai non iscritti, cioè a noi. Era lì che ci si ritrovava, commentando i fatti del giorno, organizzando quelli del domani (c’erano sempre annunci di assemblee, proteste, manifestazioni), intrecciando gossip e flirt, lumando le facce nuove.

Poi Harvey Goldberg entrava in classe, o meglio compariva sul palco del grande auditorium, lassù un po’ in alto rispetto a noi (che si stava sotto, nelle prime file appunto), andava verso il leggio, lo lasciava subito, si toglieva gli occhiali dalle orecchie a sventola, e cominciava a parlare, a parlare, a parlare a raffica, a memoria, con ritmo drammatico, senza un attimo di pausa, senza esitazioni, correzioni, ripensamenti. 

“Ho cominciato a parlare che non avevo ancora 23 anni”, diceva, “e non ho più smesso da allora”.

Le sue parole erano un trip. 

Per un’ora o giù di lì c’erano solo loro, c’era solo lui. 

Se il tema era il lungo Ottocento francese, dalla Rivoluzione alla Grande guerra, come quando andavo io, c’erano le analisi e le premesse e il background e tutto quel che ci dev’essere. Ma soprattutto c’era l’attesa per i grandi fatti di piazza, di strada. Con la presa della Bastiglia e l’esecuzione di Luigi XVI, con il Quarantotto e la Comune parigina la lezione diventava una performance teatrale, un balletto. Da attore consumato Harvey recitava gli appelli e i manifesti, i discorsi dei leader delle rivolte e dei loro aguzzini. Il suo corpo minuto ed emaciato esplodeva di energia, correva da una parte all’altra, si sbracciava, inscenava cortei, da un lato costruiva barricate, le difendeva, dal lato opposto si metteva nei panni degli assalitori, caricava alla baionetta. Lanciava pietre e proiettili, sembrava che attraversassero con un sibilo la scena…

Capitava anche, più spesso che no, che improvvisasse collegamenti con la politica di quei giorni, le agitazioni studentesche, i diritti civili, il Vietnam e il Cile e Nixon, l’imperialismo e le responsabilità dei liberals, le responsabilità degli intellettuali e della stessa università, del sistema universitario in generale ma anche proprio della University of Wisconsin, cioè del suo datore di lavoro…

“What the hell”, diceva quando toccava questioni così vicine e così delicate (ma aveva la tenure, comunque). “What the hell, tanto ormai mi conoscono, una volta che cominci a dire tanto vale dire tutto, sei anche più sicuro così”.

Ho detto performance teatrale, balletto? Piuttosto una performance jazz, diceva Ben Sidran, un musicista jazz/rock (Steve Miller Band?) che di Goldberg era stato allievo: “Quando è sul palco si trasforma, è posseduto dal processo”.

La performance si concludeva con applausi entusiasti, con tutto il release liberatorio che c’è alla fine di un concerto coinvolgente e ben eseguito.

Harvey era gay in quegli anni Settanta già post-Stonewall Riots ma non ancora così sereni per tutti, non ricordo suoi discorsi militanti in proposito (magari son venuti dopo, o altrove), ma certo non lo nascondeva. Ai suoi party riceveva gli invitati con il suo compagno, come si conviene a una coppia di padroni di casa. 

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Harvey Goldberg (1922-1987) era un marxista senza partito, si diceva di simpatie trotskiste. Aveva preso il PhD in storia francese a Madison, poi era tornato come docente nel 1963. Il suo capolavoro era la biografia (che ricordo affascinante, non l’ho più riletta da allora) del gran socialista francese, The Life of Jean Jaures (University of Wisconsin Press, 1962). Non pubblicò mai molto, ho ancora in biblioteca una antologia da lui curata, American Radicals (Monthly Review Press, 1957), con una introduzione scritta a quattro mani con William Appleman Williams. Fu con il suo insegnamento che segnò molte generazioni di studenti in anni cruciali della vita nazionale e dell’insegnamento della storia a Madison. Le sue lectures sono diventate leggendarie. Dopo la sua morte prematura ne sono state raccolte varie registrazioni, ahimé solo audio (non c’erano gli smartphones), fatte da studenti affezionati e infedeli (era vietato farle), con tutti i rumori di fondo del caso. Alcune sono disponibili su Youtube. Molte sono in una serie di CD pubblicati da un Harvey Goldberg Center for the Study of Contemporary History istituito in suo onore. Con un titolo che a lui sarebbe piaciuto, credo: The Bootleg Lectures

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Categorie:Memorie, Memory lane, Radicalism, Storie, storiografia

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