Ma dove possono trovare i loro consensi dei candidati alle primarie come Bernie Sanders e Donald Trump che, ciascuno a suo modo, sembrano muoversi ai margini del mainstream politico? Non ho visto sondaggi specifici in proposito, quindi faccio una supposizione: possono trovarli, almeno in questo inizio di pre-season, nelle aree estreme ma in crescita di un elettorato nazionale molto polarizzato.
Repubblicani e democratici sono sempre più distanti e contrapposti fra loro in termini di convinzioni politiche e programmi. Si guardano sempre più in cagnesco, sia nelle assemblee legislative del Congresso che alle urne. E sono sempre più ampie al loro interno le componenti che si collocano sulle ali dello spettro politico, molto conservatrici nei repubblicani e molto liberal nei democratici.
Vediamo un po’ di dati, con l’aiuto del Pew Research Center, qui e qui.
La polarizzazione riguarda il ceto politico, i rappresentanti eletti alla Camera e al Senato. Ed è oggi massima, come raramente è successo nel corso della storia del paese. Bisogna andare indietro alla fine dell’800 per trovare qualcosa di simile.
La polarizzazione riguarda anche e, direi, soprattutto gli elettori. Che, tanto per cominciare, e com’è naturale che sia, mostrano una grande simpatia per il proprio partito, e una profonda antipatia per il partito opposto. Più dell’80% di elettori democratici e repubblicani hanno un’opinione favorevole del proprio partito. E un’opinione negativa del partito avversario, i repubblicani (al 90%) più dei democratici (all’80%).
Inoltre i tre quarti degli elettori (il 75%) pensano che fra i due partiti ci sia differenza. Quasi la metà (44%) pensa che ci sia un sacco di differenza. E quest’ultima percentuale è in crescita costante da una ventina d’anni.
Democratici e repubblicani sono più ideologicamente divisi che in passato. Il centro ideologico di ciascuno dei due elettorati si è spostato, verso la destra conservatrice per i repubblicani, verso la sinistra liberal per i democratici. E si è ridotta l’area di sovrapposizione e comunanza.
In entrambi gli schieramenti sono cresciute le minoranze con convinzioni ideologiche forti e coerenti che si collocano sulle ali dello spettro politico. E si è ridotta l’area di centro.
Queste aree di destra e sinistra sono le più attiviste: votano di più e sempre, finanziano di più i loro partiti o candidati preferiti. E tirano dalla loro parte le posizioni di partiti e candidati. Vale la pena di notare come gli elettori più liberal tendano in media a votare di meno dei più conservatori. Sono un po’ più pigri di loro.
Infine, un dato inquietante. In ciascuno dei due schieramenti non è solo aumentata l’antipatia reciproca. C’è qualcosa di più. Più di un quarto dei democratici pensa che i repubblicani siano una minaccia al bene del paese. Più di un terzo dei repubblicani pensa lo stesso dei democratici. Qui siamo a un passo dalla delegittimazione reciproca.
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Categorie:Elezioni
Tag:Bernie Sanders, Donald Trump, partiti, polarizzazione, primarie
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