Che i cittadini degli Stati Uniti siano patriottici, sembra un fatto indiscutibile. Che siano fra i più disponibili del mondo occidentale a dirlo senza pudori, e a mostrarlo in pubblico esibendone i simboli più popolari, la bandiera e l’inno nazionale. anche.
Che siano diventati ancora più patriottici dopo l’11 settembre 2001, appare ragionevole ed è una sensazione diffusa; ne sono convinti sia gli osservatori stranieri che gli americani stessi. E i sondaggi lo confermano, benché moderatamente e solo per un limitato periodo di tempo.
Certo, avvertono i sondaggisti, chiedere agli americani se sono patriottici, soprattutto in momenti di emergenza, è un po’ come chiedere loro se pagano le tasse o votano: vivono in una cultura politica in cui è difficile rispondere di no, anche se poi nella vita reale praticano una fisiologica evasione fiscale e una patologica diserzione delle urne. Quindi, i sondaggi, sarebbe bene non prenderli troppo sul serio, anche se conviene consultarli, tanto per cominciare.
Comunque sia, capire che cosa significhi il patriottismo è la vera questione da dipanare. Nel dibattito pubblico più partigiano e urlato capita di sentir parlare di rispetto o mancanza di rispetto per la bandiera, di chi recita e chi no il giuramento di fedeltà a essa (il Pledge of Allegiance), di chi porta o meno al bavero della giacca il distintivo a stelle e strisce (il flag pin, quasi un must per le persone pubbliche dopo l’11 settembre), del luogo in cui qualcuno vive o è nato (si è più patrioti a Omaha, Nebraska che alle Hawaii, a Manhattan o, Dio ci scampi, a Cambridge, Massachusetts?).
I simboli sono importanti, quando sono considerati importanti; e tuttavia il discorso sul patriottismo va al di là del loro uso aggressivo, è ben più complesso e non può essere ignorato né dai politici che vogliano essere attivi e efficaci nella polity democratica, né dagli osservatori che vogliano capire qualcosa della cultura politica del paese. Come ha ricordato Barack Obama, riflettere su questo discorso è necessario perché è di rilevanza strategica: «Dopo tutto, quando discutiamo di patriottismo, discutiamo di che cosa siamo come paese, e soprattutto di che cosa dovremmo essere».
Ed è una discussione aperta, conflittuale, senza una soluzione univoca o inevitabile. Continua a leggere (e download) tutto il saggio qui.
Da «Riprendersi l’America: il patriottismo americano dopo l’11 settembre», in Oltre il secolo americano? Gli Stati Uniti prima e dopo l’11 settembre, a cura di Raffaella Baritono e Elisabetta Vezzosi, Carocci, Roma, 2011, pp.75-89.
- Ma dove trovano i loro consensi Bernie Sanders e Donald Trump?
- Lo scontro politico è aspro? Guardate alle diseguaglianze economiche e all’immigrazione
Categorie:Americanismo, Cultura politica
Tag:conservatore, liberal, Obama, patriottismo, Tea Party