Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Razzismo individuale e, soprattutto, razzismo istituzionale (Carmichael & Hamilton 1967)

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Questa è una pagina tratta da Stokeley Carmichael e Charles V. Hamilton, Strategia del Potere Negro, a cura e con introduzione di Roberto Giammanco (Laterza 1968), pp. 38-39. L’edizione originale ha come titolo, Black Power: The Politics of Liberation in America (Random House 1967). Ovviamente nel 1968 era normale, nel titolo e nel testo, tradurre “black” con “negro”. Anche da parte di uno studioso attento e partecipe come Giammanco, che aveva appena curato per Einaudi la traduzione della Autobiografia di Malcolm X.

Stokeley Carmichael (1941-1998) era allora un giovane dirigente studentesco del movimento per i diritti civili e poi del Black Power; più tardi, per ragioni che scoprirete da soli, ha cambiato nome in Kwame Ture, ed è così che ha firmato le nuove edizioni del libro. Charles Hamilton (1929) era un politologo, dal 1969 professore a Columbia University. Il loro è un vecchio libro che, per discutere di razzismo istituzionale e d’altro, è sempre utile avere sotto mano.

Il razzismo può essere dichiarato o mascherato. Assume due forme strettamente connesse fra loro: il razzismo individuale, cioè questo o quel bianco che agisce contro questo o quel negro; e il razzismo istituzionalizzato, cioè la comunità bianca come tale che si pone globalmente contro la comunità negra. La prima forma consiste in una serie di atti compiuti apertamente da individui, che provocano morte, ferite o distruzione violenta di beni materiali. Questa forma di razzismo può essere ripresa dalla televisione, e la si può vedere in atto frequentemente. La seconda forma, quella istituzionalizzata, è meno esplicita, più sottile, meno smascherabile attraverso l’identificazione di specifici responsabili; ma non è meno distruttiva dell’altra. Deriva dal meccanismo delle forze costituite e rispettate dalla società e perciò è esposta molto meno della prima alla pubblica condanna.

Quando i terroristi bianchi lanciano una bomba in una chiesa negra uccidendo cinque bambine, commettono un atto di razzismo individuale, largamente deplorato da una grandissima parte della società. Ma quando in quella stessa città, Birmingham nell’Alabama, non cinque ma cinquecento bambini negri muoiono ogni anno per mancanza di cibo adeguato, di un tetto e di assistenza medica, mentre migliaia di altri sono maltrattati e distrutti sul piano psichico, emotivo e intellettuale a causa di condizioni di miseria e discriminazione in cui la comunità negra è costretta a vivere, allora si può parlare di razzismo istituzionalizzato.

Quando una famiglia negra si trasferisce in una zona abitata da bianchi e viene presa a sassate, scacciata, oppure la sua casa viene data alle fiamme, essa è vittima di un atto individuale di razzismo che molta gente, almeno a parole, condanna; ma la froza che tiene i negri prigionieri negli edifici cadenti degli slums, vittime dello sfruttamento di esosi padroni di casa, negozianti usurai e mdiatori di proprietà immobiliari, è il razzismo istituzionalizzato. La società fa finta di ignorare questi problemi oppure è davvero incapace di prendere qualsiasi provvedimento significativo nei confronti di essi.

[…] Le persone “rispettabili” trovano modo di evitare ogni critica perché loro non metterebbero mai una bomba in una chiesa negra né prenderebbero mai a sassate una famiglia di colore. Tuttavia esse continuano a dare il loro appoggio a uomini politici e a istituzioni che si propongono di perpetuare, e di fatto perpetuano, la politica razzista. In tal modo, mentre gli atti di razzismo individuale, aperto, forse non costituiscono un carattere tipico della società, il razzismo istituzionalizzato lo costituisce, col sostegno di atteggiamenti razzisti individuali, mascherati.

Categorie:Diritti civili, Radicalism

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