La mia conferenza a Palazzo Blu, che avrebbe dovuto esserci e che invece non ci fu. Qui in un video di 30 minuti, con un po’ di figure – prodotto da Palazzo Blu appunto.
Gli Stati Uniti hanno, come tutti, dei confini statuali. Perché nella loro storia hanno elaborato un’idea di frontiera [Frontier] che sembra contradittoria con quella di confine [border]? Laddove la frontiera indica un’area di mobilità, di espansione, di conquista, di apertura al futuro e all’ignoto; mentre il confine indica l’esatto opposto, e cioè limite, chiusura, protezione, difesa? Perché negli ultimi decenni il confine ha cessato di essere una semplice linea per diventare una fascia territoriale piuttosto profonda [border zone] in cui le autorità esercitano poteri di polizia tipici dei posti di confine? Perché la border zone è anche una borderland, ovvero una regione in cui culture diverse di nuova e vecchia immigrazione si scontrano, convivono, si contaminano? Perché il confine con il Messico è il cuore di questi sviluppi, ferita aperta ma anche finestra di opportunità fra il Nord e il Sud del mondo? Perché l’idea di un muro, dunque? Forse la negazione finale della vecchia idea di frontiera?
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Categorie:Americanismo, Immigrazione
Tag:border, confini, Frontier, frontiere