Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Possono i membri del Congresso degli Stati Uniti votare a distanza? Dibattito.

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I regolamenti della Camera dei Rappresentanti e del Senato degli Stati Uniti prevedono che i loro membri siano presenti di persona a esprimere i loro voti. E’ un principio che vige dalla fondazione del paese, e che in qualche modo è scritto nella Costituzione, in particolare nell’articolo I sezione 5. Dove si legge: “una maggioranza di ciascuna [camera] costituirà il quorum per svolgere i lavori; ma un numero inferiore potrà rinviare di giorno in giorno la seduta, e essere autorizzato a imporre la partecipazione dei membri assenti” (vedi il testo originale in calce). D’altra parte, alla fine del Settecento, cos’altro si poteva immaginare se non la presenza fisica?

Ma oggi? “What is presence anymore?”, si chiede il senatore Dick Durbin.

Oggi, in particolare, in una situazione di estrema emergenza sanitaria, in cui a un numero crescente di deputati (una ventina) e di senatori (cinque) è impossibile essere presenti perché sono in quarantena a casa loro (due deputati e un senatore sono anche positivi), in cui parecchi stati sono in lockdown rendendo così difficili o impossibili o comunque sconsigliati i viaggi, e in cui ovviamente è necessario approvare leggi di portata straordinaria – oggi, nel brave new world dell’Internet, si può passare al voto a distanza, al remote voting parlamentare, in cui i rappresentanti del popolo votino dai loro distretti elettorali e non in aula a Washington?

Se ne discute. Sembra improbabile che ciò possa avvenire a breve. Ma i tempi possono cambiare rapidamente.

Alla Camera il voto a distanza temporaneo è stato chiesto da un gruppo bipartisan di deputati, guidato dalla democratica Katie Porter, con una lettera inviata a Nancy Pelosi, al Minority Leader repubblicano Kevin McCarthy e, lunedì 23 marzo, al chairman del House Committee on Rules. Lo scopo, com’è ovvio, è quello di assicurare la continuità delle operazioni dell’istituzione senza mettere a rischio la salute dei suoi membri. Non tutti sono convinti, anzi. La Speaker Pelosi sembra contraria, punta i piedi. E i repubblicani sono divisi. I problemi evocati sono di varia natura. Tecnologici, per cominciare: i tempi necessari per creare un sistema sicuro sarebbero lunghi, e poi ci sono deputati che – altro che remote voting – ancora non sanno usare uno smartphone. Ma soprattutto politici: i lavori parlamentari, si dice, implicano non solo schiacciare un bottone per votare, ma rapporti e negoziati e accordi faccia-a-faccia, e discussioni pubbliche e trasparenti in faccia alla nazione. Infine potrebbe esserci una questione costituzionale, le corti potrebbero impugnare le leggi approvate in questo modo.

In ogni caso c’è una specie di Comma 22 che pende sulla faccenda. Sulla modifica del regolamento si dovrà pur votare, ci vorrà almeno un voto del Rules Committee, e almeno questo voto richiederà per forza la presenza fisica dei legislatori. In teoria la Camera potrebbe passare una legge per “consenso unanime”, che non richiede all’intero corpo di essere presente, anzi basta la presenza di un solo legislatore: ma ovviamente basta anche che un solo legislatore non sia d’accordo per far saltare tutto. La procedura è stata usata qualche volta, ma certo non può essere una risorsa di routine.

Al Senato sono nella stessa situazione, fluida ma per il momento in un vicolo cieco. I favorevoli alla novità procedurale sono cresciuti dopo che il senatore Rand Paul è risultato positivo al coronavirus, e i senatori Mitt Romney e Mike Lee (tutti repubblicani) sono finiti in quarantena per aver avuto contatti con lui. Altri due senatori sono già in auto-isolamento per aver frequentato individui infetti. Nessuno di loro può viaggiare e quindi votare. Il senatore democratico Dick Durbin e il repubblicano Rob Portman hanno presentato una risoluzione per emendare il regolamento e consentire il remote voting durante una crisi nazionale per la durata di 30 giorni (rinnovabile). Anche il senatore Lindsey Graham, un repubblicano molto vicino al presidente Trump, l’ha giudicata “una buona idea”; e lo stesso Trump, in una conferenza stampa di domenica 22 marzo, ha dato il suo imprimatur, irrilevante costituzionalmente ma politicamente pesante. O forse non tanto pesante, visto che la leadership repubblicana in Senato, il gran capo Mitch McDonnell in testa, resta per il momento contraria.

Per il momento, sia McDonnell che Pelosi si limitano a studiare modi per garantire il social distancing in aula, scaglionando i voti, allungando i tempi del voto, ordinando ai legislatori l’enorme sacrificio di non fermarsi a chiacchiera fra loro fra un voto e l’altro. Un’impresa naturalmente più facile in una piccola assemblea di 100 membri come il Senato, piuttosto che nel gran corpaccione di 435 membri della Camera.

Post Scriptum. Storicamente, i cambiamenti di questo tipo nei regolamenti non sono stati rapidi. Prendiamo la Camera. All’inizio degli anni 1970s, per adottare il voto elettronico in aula, ci vollero tre anni di tranquilli traccheggiamenti. Dopo l’11 settembre il senso d’urgenza non mise una fretta maggiore. Ci volle di nuovo qualche anno per disegnare un dispositivo che preveda che fare nel caso che non meglio identificate “circostanze catastrofiche” impediscano alla Camera di avere un quorum per funzionare (che muoiano o siano indisponibili la metà dei deputati? Un aereo che si abbatte sul Campidoglio?). In questo caso, in alcune clausole adottate nel 2005, la House Rule XX prevede che, una volta fatte tutte le verifiche e certificazioni del caso, il quorum si abbasserebbe. O almeno questo mi sembra di capire. Leggo anche che le presenti circostanze catastrofiche non rientrano in questa fattispecie. O almeno così mi sembra di capire.

Constitution of the United States, Article 1, Section 5.1: “Each House shall be the Judge of the Elections, Returns and Qualifications of its own Members, and a Majority of each shall constitute a Quorum to do Business; but a smaller Number may adjourn from day to day, and may be authorized to compel the Attendance of absent Members, in such Manner, and under such Penalties as each House may provide”.

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