Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

E l’architettura schiavista americana? Tranquilli, è diventata una attrazione turistica

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Monticello, Albemarle County, Charlottesville, Virginia

Insomma, adesso gli americani vogliono anche imporci di abbattere la nostra migliore architettura razionalista, solo perché è stata disegnata durante il periodo fascista? E quindi è, o sarebbe, fascista? Nella loro furia anti-storica attaccano a casa loro i monumenti di un passato controverso e vorrebbero farlo anche in casa d’altri? Vogliono esportare l’iconoclastia così come vogliono esportare la democrazia, addirittura persino, come sembra concludere Fulvio Irace sul Sole 24 Ore?

Una lettura meno allucinata di queste cose qui dice altro. Dice che tutto il fracasso sul versante italiano nasce da un singolo articolo su un singolo settimanale, il New Yorker, scritto da una singola rispettata storica, Ruth Ben-Ghiat (“ebrea americana”, si premura di sottolineare più volte un blogger de Il Giornale) – certo non la voce dell’impero. A condizione di saper capire quello che si legge (è dura, lo so), si scopre inoltre che nessuno ha mai suggerito di radere al suolo il Palazzo della Civiltà italiana all’Eur o altre nostre bellezze. E infine, ahimé, persino la famosa furia iconoclasta americana dovrebbe essere intesa per quello che è, cioè una cosa molto specifica, mica un assalto al cielo della storia.

In discussione, negli Stati Uniti, ci sono le statue che celebrano generali e statisti di centocinquanta anni fa che hanno due caratteristiche. Si sono battuti per difendere il sistema schiavile a base razziale, essendo in genere loro stessi schiavisti: come ideale e come fatto della vita amavano essere proprietari di esseri umani, tenere in catene i non tanto lontani antenati di più di un decimo degli americani di oggi. Roba politicamente corretta? Va bene, che si passi allora al patriotticamente corretto (c’è anche questo, eh): sono stati dei traditori della patria che hanno preso le armi contro il governo legittimo e hanno ammazzato centinaia di migliaia di concittadini leali. Per questo quella guerra si chiama, con il linguaggio dei vincitori, Guerra civile.

Si tratta dunque di monumenti che celebrano persone, con responsabilità personali (un po’ come se fossero statue di Mussolini a cavallo). Perché sono state celebrate fino a oggi? Davvero, cosa c’è da celebrare?

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Mount Vernon, Fairfax County, Alexandria, Virginia

Ma forse, e questo è il punto – forse che vengono messe in discussione anche le architetture e altre bellezze del periodo schiavista? Non mi pare proprio. Sono state distrutte le tantissime Tara o Dodici Querce (le plantation houses fittizie di Via col vento) che punteggiano l’intero Sud, le grandi ville in stile georgiano, neo-classico, Greek Revival da dove gli antichi padroni spadroneggiavano sulle catapecchie degli schiavi? Ma no, sono diventate attrazioni turistiche, nei casi migliori son finite nella lista dei National Historic Landmarks. Se andate a visitare le mansions di Thomas Jefferson a Monticello o di George Washington a Mount Vernon, o The Hermitage di Andrew Jackson dalle parti di Nashville, il giro dei siti degli slave quarters è compreso nel biglietto d’ingresso.

Monticello è stato inserito, con la vicina e altrettanto jeffersoniana University of Virginia a Charlottesville, fra i patrimoni dell’umanità protetti dall’Unesco.

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The Hermitage, Davidson County, Nashville, Tennessee

E che dire di Washington, D.C., la città concepita sullo stile barocco di Versailles, costruita in territorio schiavista da lavoro servile – proprio come l’altra grande capitale settecentesca inventata dal niente, la zarista San Pietroburgo? E’ tutta ancora lì, con la sua Executive Mansion poi chiamata Casa bianca, modellata proprio su una elegante e sinistra plantation house.

Quindi tranquilli, non c’è nulla da temere.

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The White House, Washington, District of Columbia

Categorie:Americanismo, schiavitù

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