Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Il cuore di George Mosse

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Bisogna stare attenti alle cerimonie e alla retorica. George Mosse, quando andò in Israele per la prima volta, negli anni 1960s, ci cascò anche lui.

Queste parole sono un’eccellente descrizione del mio rapporto con Israele, che non era basato sulla religione, e tanto meno su un mistico amore per la terra, non foss’altro perché il paesaggio sud-tedesco intorno a Salem è rimasto per tutta la vita «il mio paesaggio». E’ stata piuttosto la consapevolezza schiettamente laica del destino degli ebrei nel nostro secolo a determinare il mio atteggiamento di base verso Israele; ma ha contato anche l’amore per il «nuovo ebreo» e per ciò che ha realizzato. Un amore incentivato dalla mia consapevolezza del detestabile stereotipo ebraico che ha accompagnato gli ebrei nell’epoca moderna, e che la maggioranza degli ebrei della diaspora (me compreso) aveva interiorizzato. Uno stereotipo che i sionisti s’erano impegnati a cancellare.

Ricordo vividamente la mia gioia quando, durante la mia prima visita, m’imbattei in ebrei vigorosi e sicuri di sé; e se è vero che si trattava, ancora una volta, di uno stereotipo, ai miei occhi riusciva tuttavia chiarissimo il contrasto tra il presente e l’umiliante passato. Sapevo perfettamente che questo «nuovo ebreo» rappresentava una normalizzazione, un’assimilazione a quegli ideali e stereotipi generalmente tipici della classe media che di solito professavo di disprezzare. Ma non potevo impedirmi di gioire: di fronte a quest’ideale sionista la mia ragione e la mia conoscenza della storia venivano sopraffatte. […]

La mia idea che il nazionalismo europeo fosse stato, e rimanesse, il più grande nemico degli ebrei non è mai cambiata; e tuttavia quando vidi il nuovo esercito israeliano, o assistei al giuramento dei paracadutisti a Masada, il mio cuore prese a battere più in fretta. Sebbene non ignorassi il pericolo di venir ammaliato dalle immagini e dalla liturgia, e avessi scritto più volte sulla loro utilizzazione nel manipolare gli uomini, io stesso non ero affatto immune dalle forze irrazionali che come storico deploravo – specialmente quando si trattava del gruppo cui ritenevo di appartenere.

George L. Mosse, Di fronte alla storia (Laterza 2004), pp. 249-250, traduzione italiana di Giovanni Ferrara degli Uberti, edizione originale Confronting History: a Memoir (University of Wisconsin Press, 2000).

Categorie:nazionalismo, patriottismo

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