Ken Burns e David McCullough hanno creato una pagina Facebook dedicata alla riflessione storica sul significato (che trovano “troubling”, preoccupante) della campagna elettorale di Donald Trump. Uno dei primi contributi alla pagina, che si chiama Historians on Donald Trump e che, mi sembra, farebbe meglio a chiamarsi Historians Against Donald Trump, è questo video di Nell Painter (qui), docente emerita di storia a Princeton, autorevole studiosa dell’esperienza nera e quindi bianca e quindi americana. Un suo libro importante si intitola The History of White People (2011).
Qui sotto c’è la traduzione italiana del suo intervento, e più sotto ancora lo script dell’originale inglese – courtesy della stessa Nell. Ma guardate il video che è meglio.
Sono Nell Painter e vi parlo come storica e cittadina di questo magnifico, enorme, turbolento, imperfetto, limitato, stimolante esperimento di lungo periodo di democrazia multirazziale, un paese, il nostro paese nato su sentimenti che ancora risuonano a livello globale: Tutti gli uomini – ora tutti gli esseri umani – sono creati eguali, che sono dotati dal creatore di certi inalienabili diritti, che fra questi ci sono la vita, la libertà e la ricerca della felicità… Questi ideali continuano ad attrarre le persone come immigrati e come turisti. Nel mondo si continuano a costruire istituzioni basate sulla Dichiarazione di indipendenza. E tuttavia persistono le tensioni insite nelle nostre origini.
Gli Stati Uniti sono stati fondati sul genocidio e la servitù involontaria a base razziale. Il sangue versato nella nostra storia resta vivido nella memoria, cioè, nella memoria di alcuni di noi. Altri americani hanno scelto di dimenticare. Noi celebriamo i nostri sforzi per riparare ai peccati originali e giustamente ci congratuliamo con noi stessi per i risarcimenti. La storia dei pogrom è invece largamente dimenticata. Perché mentre gli americani hanno condotto e in gran parte vinto la lotta per i diritti civili legali, la storia dei conflitti domestici è invece rimossa. Ogni volta che incontriamo una nuova esplosione di violenza – si tratti di assassinii individuali o di sparatorie di massa – e guardiamo indietro con nostalgia a tempi migliori, cancelliamo dalla memoria una ininterrotta storia di violenza che include questi esempi:
New Orleans, 1866, un attacco ai repubblicani neri e ai loro alleati bianchi che uccise 50 persone. Marias River, Montana Territory, 1870, il massacro dell’esercito federale di circa 200 indiani Piegan Blackfoot. Wilmington, North Carolina, 1898, un attacco a dei funzionari pubblici neri che uccise ufficialmente 25 persone, con altre centinaia di corpi gettate nel Cape Fear River. Tulsa, Oklahoma, 1921, un attacco a un quartiere nero benestante uccise 36 persone secondo i calcoli ufficiali, molti di più realmente, e costrinse centinaia alla fuga. Money, Mississippi, 1955, Emmett Till, un ragazzo di 14 anni che contravvenne agli ideali di genere della supremazia bianca, torturato e ucciso. Birmingham, Alabama, 1963, un attentato a una chiesa, di domenica mattina, che uccise 4 ragazze che stavano vestendosi per il coro.
Allora come oggi una considerevole porzione di cittadini americani si è opposta al potere nero. Il che ci porta all’attuale situazione di un candidato presidenziale che trae ispirazione dai fautori della supremazia bianca. Donald Trump è in sintonia con la reazione bianca contro un uomo nero al potere. Trump è senza precedenti perché Obama è senza precedenti. Senza Barack Obama presidente non ci sarebbe un Donald Trump candidato presidenziale.
Oh, no, potreste dirmi, ci sono ragioni economiche reali per la popolarità di Trump, ragioni che nulla hanno a che fare con un presidente nero: i seguaci di Trump soffrono economicamente. Ma allora, vi chiedo, perché non stanno con i democratici? Perché sostengono il partito dei tagli alle tasse dei ricchi e della privatizzazione della Social Security? Perché eleggono rappresentanti che governano contro gli interessi dei lavoratori? La risposta sta nel fatto che per molti elettori l’identità razziale è più importante dei loro interessi economici.
Nelle elezioni presidenziali del 2016, la configurazione dell’identità razziale bianca che porta a Donald Trump è dannosa per tutti noi ma specialmente per quelli di noi che sono di colore. L’enunciazione della scrittrice Karen Good Marable, « angoscia mentale e una violenza sulle anime del popolo nero », ricorda W.E.B. DuBois e James Baldwin. Good Marable parlava di Sandra Bland, ma avrebbe ben potuto includere gli americani non neri la cui empatia attraversa la linea del colore.
La brutalità dei discorsi di Donald Trump sta già contaminando l’intera società. Ancora prima di qualunque danno possa infliggere come presidente, di qualunque politica possa caldeggiare, di qualunque giudice della Corte Suprema possa nominare – sta già avvelenando la nostra sfera pubblica. Sta già sporcando il nostro magnifico, enorme, turbolento, imperfetto, limitato, stimolante esperimento di lungo periodo di democrazia multirazziale. Ha già aumentato la tensione fra gli ideali delle nostre origini e le loro radici nella sopraffazione razziale. C’è già troppo sangue nel nostro passato per eleggere quest’uomo.
E questa è lo script originale inglese, courtesy of Nell Painter.
I’m Nell Painter and I speak to you as historian and citizen of this magnificent, huge, unruly, flawed, limited, inspiring and long-running experiment in multi-racial democracy, a country, our country born of sentiments that still resonate globally: All men – now all people – are created equal, that they are endowed by their Creator with certain unalienable Rights, that among these are Life, Liberty, and the pursuit of Happiness… These ideals continue to attract people as immigrants and as tourists. Institutions around the world build on our Declaration of Independence. Yet the tensions within our origins persist.
The United States was founded in genocide and involuntary servitude that came to be defined racially. The blood in our history remains vivid in memory, well, in the memory of some of us. Other Americans have chosen forgetting. We celebrate our efforts toward redress of original sins and rightly congratulate ourselves on restitutions. Largely forgotten is a history of pogroms. For just as Americans have been able to wage and largely win a struggle for legal civil rights, our history of domestic warfare is not recalled. When we experience each new outburst of violence – whether individual killings or mass shootings – and we want to wax nostalgic about better times, we erase from our memories a steady history of violence including these markers:
New Orleans, 1866, an attack on black Republicans and their white allies that killed 50 people. Marias River, Montana Territory, 1870, the U.S. Army slaughter of some 200 Piegan Blackfoot Indians. Wilmington, North Carolina, 1898, an attack on black office holders that, officially, killed 25 people, with hundreds more bodies dumped in the Cape Fear River. Tulsa, Oklahoma, 1921, an attack on a prosperous black neighborhood killed 36 by official count, many more unofficially and hundreds turned into refugees. Money, Mississippi, 1955, Emmett Till, a 14-year-old who contravened white supremacy’s gender ideals, tortured and murdered. Birmingham, Alabama, 1963, a church bombed on Sunday morning killing 4 girls putting on their choir robes.
Then and now, a substantial portion of the American citizenry have objected to black power. Which brings us to our current predicament of a presidential nominee who borrows from white supremacists. Donald Trump is attuned to the white backlash against a black man in power. Trump is unprecedented because Obama is unprecedented. Without Barack Obama as president, there would be no Donald Trump as presidential nominee.
Oh, no, you might answer, there are real economic reasons for Trump’s popularity, reasons that have nothing to do with a black president: Trump’s acolytes are hurting economically. Well, then, I ask, why aren’t they Democrats. Why do they support the political party of tax cuts for the wealthy and the privatization of Social Security? Why do they elect representatives who govern against the economic interests of working people? The answer lies in how many voters’ racial identity outweighs their economic self-interest.
In the 2016 presidential election, the configuration of white racial identity that leads to Donald Trump is bad for all of us but especially bad for those of us of color. The writer Karen Good Marable’s phrasing, « mental anguish and a violence on the souls of black folk », recalls W.E.B. DuBois and James Baldwin. She was writing about Sandra Bland, but Good Marable might well have included non-black Americans whose empathy crosses the color line.
The brutality of Donald Trump’s speech is already contaminating our whole society. Even before whatever mischief he might inflict as president, whatever policies he might champion, and whichever Supreme Cout justices he might nominate, he is already poisoning our public sphere. He is already fouling our magnificent, huge, unruly, flawed, limited, inspiring and long-running experiment in multiracial democracy. He has already increased the tensions between the ideals of our origins and its roots in racial subjugation. There is already too much blood in our past to elect this man.
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