Per le primarie del New Hampshire di oggi, bisogna fare attenzione ai tassi di partecipazione, importanti soprattutto per capire in che modo si sviluppa la “rivoluzione politica” promessa da Bernie Sanders nel partito democratico. Secondo i sondaggi Bernie qui vince senza problemi, ma riuscirà a mobilitare l’elettorato più di quanto sia avvenuto nelle tornate precedenti? Soprattutto rispetto alle primarie del 2008, quelle di Hillary Clinton vs. Barack Obama?
Non gli è riuscito nel caucus dell’Iowa di una settimana fa, dove, malgrado l’entusiasmo delle sue piazze e la robusta risposta di Hillary, i votanti democratici sono diminuiti rispetto al 2008, da 239.000 a 171.000. E’ stata la rivalità fra i candidati repubblicani a portare molte più persone alle urne rispetto al 2008, da 119.000 a 182.000: più di allora e questa volta, a differenza di allora, addirittura più dei democratici.
Le primarie del 2008, nel loro complesso, segnarono un record storico nazionale. Nel paese votarono in tutto 57 milioni di americani, il 30% del potenziale elettorato generale (eligible voters). Segnarono un record anche nel New Hampshire – un record nella storia dello stato e un record in quell’anno fra tutti gli stati.
Nel New Hampshire del 2008 votarono infatti 523.000 persone in tutto, più della metà degli eligible voters (il 52%). Alle primarie democratiche parteciparono 288.000 elettori. Alle primarie repubblicane un po’ meno, 235.000. Queste sono le cifre da tenere presenti per valutare un aspetto importante delle primarie di oggi: l’impatto mobilitante di Bernie, ma anche quello degli insurgents repubblicani.
(Per la cronaca, o meglio per la storia. Fra i democratici, nel 2008 vinse Hillary con il 39% dei voti, seguita da Obama con il 36.5%, da John Edwards con il 17%, e poi altri. Fra i repubblicani vinse John McCain con il 38%, seguito da Mitt Romney con il 32%, e poi molti altri.)
- Bernie Sanders nel kibbutz stalinista?
- Allora, quanti elettori hanno davvero votato in New Hampshire
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