Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Appunti. L’insorgenza politica del 2016 come effetto ritardato di quindici anni di crisi

Elections-aheadE.J. Dionne, il columnist liberal del Washington Post, coglie un punto di sintesi che vale la pena tenere a mente anche al di là delle sue conclusioni.

Il punto è questo:

Questa è l’insorgenza politica che non c’è stata immediatamente dopo gli attacchi dell’11 settembre 2001, dopo il fallimento della guerra in Iraq, dopo la Grande Recessione.

E’ l’effetto accumulato e ritardato delle crisi e delle divisioni degli ultimi quindici anni, che si scaricano tutte insieme nella vita politica. Alle frustrazioni imperiali ed economiche si sono aggiunti alcuni cambiamenti culturali e soprattutto i cambiamenti demografici che sono ormai visibilissimi dopo mezzo secolo di nuove migrazioni.

E poi spiega:

Se avessimo seguito la strada del New Deal al riallineamento politico, l’elezione di Obama avrebbe inaugurato un’altra era democratica e progressista. [Ma] il nuovo presidente era così deciso a mantenere la promessa di por fine alla frattura fra l’America rossa [repubblicana] e quella blu [democratica] che è stato molto lento nel prendere di petto i suoi avversari repubblicani. I repubblicani non gli hanno restituito il favore. Hanno ostacolato le sue scelte politiche e fatto sembrare il Congresso a guida democratica inetto e inconcludente. Le elezioni del 2010 non hanno prodotto la ratifica del nuovo allineamento obamiano ma il suo rovesciamento.

E così si arriva all’oggi. La destra del tipo di Donald Trump e Ted Cruz evoca lo spettro del declinismo imperiale e fa appello a

coloro che vogliono “riprendersi il paese”, sottrarlo al liberalism e ai democratici, a un presidente afroamericano cosmopolita, ai nuovi valori che includono il matrimonio fra persone dello stesso sesso, ai nuovi gruppi nonbianchi la cui presenza sembra incombere sul futuro del paese.

Bernie Sanders attrae quegli elettori democratici, specialmente i giovani, che ancora credono nella politica di trasformazione che costituiva l’altra faccia della medaglia dell’appeal di Obama del 2008. Sanders propone di sciogliere le contraddizioni dell’obamismo: lascia stare la parte sul riunificare il paese, piuttosto organizza una vera maggioranza progressista.

E poi c’è il “realismo” di Hillary Clinton, che Dionne chiama “realismo eroico” – perché va contro la diffusa domanda di certezze.

La campagna di Hillary Clinton può essere riassunta con le parole della vecchia canzone del movimento per i diritti civili: “Keep your hand on the plow, hold on”, impugna saldamente l’aratro, tieni duro, mantieni la direzione. Hillary insiste che l’impegno pratico e paziente ci porterà, col tempo, là dove Obama aveva promesso di andare.

Categorie:campagna elettorale

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