Abraham Lincoln (morto assassinato 150 anni fa, il 15 aprile 1865) aveva sense of humor. Era probabilmente il primo presidente ad averlo, o almeno a mostrarlo in pubblico. Sense of humor nel vero significato del termine: empatico e affabile, non sarcastico e cattivo come si usava nella retorica politica del tempo – contro i nemici naturalmente. Lincoln non “rideva di”, in genere “rideva con” qualcuno. E quando “rideva di”, tendeva a ridere di se stesso.
Rideva anche della sua faccia, quella sua faccia un po’ così, legnosa, irregolare, spigolosa, scolpita e mobile. Nel 1858 (vedi la foto sotto), in un celebre dibattito con il Democratico Stephen Douglas, Douglas lo accusò di essere two-faced, cioè una persona doppia, infida. Lincoln rispose “Honestly, if I were two-faced, would I be showing you this one?” – onestamente, se avessi due facce, pensi davvero che ti mostrerei questa?
Verso la fine della Guerra civile riuscì persino a lasciare la traccia di un malinconico sorriso in fotografia, per quanto con le tecniche di allora, che richiedevano lunghi tempi di esposizione, fosse difficile, nessuno ci provasse. Non stava neanche bene, fra l’altro, per un serio uomo politico o per chiunque. Il cheese fotografico sarebbe arrivato qualche decennio dopo, con le più veloci kodak e con la degenerazione dei costumi.
Il 5 febbraio 1865, nello studio di Alexander Gardner, Lincoln posa per dei ritratti che sarebbero stati gli ultimi. Di questo esiste un’unica stampa, da un negativo su lastra di vetro che si è rotto ed è subito gettato via. Entro poche settimane ci sarà l’inaugurazione del suo secondo mandato. La guerra sta per finire, e in modo vittorioso. Per un volta, la sua faccia stanca sembra permettersi e trasmettere l’indizio di un domani forse più sereno.
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