E’ Karl Marx a scrivere, per conto del Consiglio centrale dell’Associazione internazionale dei lavoratori (la Prima internazionale), il messaggio ufficiale di cordoglio in morte di Lincoln. Marx che aveva seguito da vicino l’inizio della Guerra civile americana scrivendone sulla New York Tribune di Horace Greeley e su Die Presse di Vienna; e poi discutendone in una fitta corrispondenza con Engels. E’ inutile sottolineare come qui Marx e l’Internazionale, con i loro incoraggiamenti al successore di Lincoln, Andrew Johnson, prendessero un colossale granchio. Ma forse, in quei giorni, non potevano fare altro, dire altro. Il testo originale completo è qui.
Messaggio della Working Men’s International Association al Presidente Johnson
A Andrew Johnson, Presidente degli Stati Uniti
Signore,
Il demone della “peculiare istituzione”, per la cui supremazia il Sud prese le armi, non poteva permettere ai suoi adoratori di soccombere onorevolmente in campo aperto. Quel che era iniziato col tradimento doveva necessariamente finire con l’ignominia. […]
Non è nostra intenzione cercare espressioni di cordoglio e di orrore, quando il cuore di due mondi è scosso dall’emozione. Persino i sicofanti che, anno dopo anno, giorno dopo giorno, si sono impegnati nel lavoro di Sisifo di assassinare moralmente Abraham Lincoln e la grande Repubblica che egli capeggiava, sono ora sbigottiti di fronte all’esplosione universale di sentimento popolare, e fanno a gara per cospargere di fiori retorici la sua tomba aperta.
Ora hanno finalmente scoperto che egli era un uomo che non si faceva intimidire dalle avversità nè inebriare dal successo, che perseguiva inflessibile il suo grande obiettivo, mai compromettendolo per fretta o cecità, lentamente maturando i suoi passi, mai tornando indietro, mai lasciandosi travolgere dalle ondate di favore popolare, né scoraggiare quando l’ardore popolare si smorzava, temperando gli atti più rigorosi con il calore di un cuore gentile, illuminando le scene più cupe di passione col sorriso dello humor, compiendo la sua opera titanica con tanta umiltà e modestia quanta magniloquenza di pompa e sfarzo mettono i governanti di diritto divino nel fare le più piccole cose; in una parola, uno dei rari uomini che riescono a divenire grandi senza cessare di essere buoni.
Tale, infatti, era la modestia di quest’uomo grande e buono, che il mondo lo ha scoperto come un’eroe solo dopo che era caduto come martire.
[…] Dopo una tremenda guerra civile, che però, se consideriamo le sue vaste dimensioni e la sua enorme portata, sembra essere durata appena 90 giorni se paragonata alle guerre del Vecchio Mondo, le guerre dei 100 anni, e dei 30 anni, e dei 23 anni – tocca ora a voi, Signore, il compito di sradicare con la legge ciò che è stato reciso con la spada, di presiedere all’arduo lavoro della ricostruzione politica e della rigenerazione morale.
Una profonda consapevolezza della vostra grande missione vi salverà da qualsiasi compromesso nel fare ciò che deve essere fatto. Non dimeticherete mai che per iniziare la nuova era di emancipazione del lavoro, il popolo americano ha affidato la responsabilità della leadership a due uomini del mondo del lavoro – uno è Abraham Lincoln, l’altro è Andrew Johnson.
Firmato, a Londra, il 13 maggio 1865, dal Central Council a nome della International Working Men’s Association.
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