Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Il non-voto indebolisce il welfare universalistico

original

Che cosa succede quando il non-voto diventa un dato permanente del sistema politico? E’ davvero un dettaglio secondario? Gli Stati Uniti dell’ultimo secolo possono essere un caso su cui riflettere. Lì la crisi di partecipazione elettorale alle presidenziali (che sono le elezioni più partecipate) si è consumata nel primo trentennio del ‘900. Quando l’affluenza alle urne alle elezioni presidenziali è scesa dall’80% di fine ‘800 al 50% del primo dopo-guerra, per poi assestarsi intorno al 60%.

E’ questa storica caduta di affluenza un riflesso della stabilità del sistema, come hanno sostenuto parecchi politologi, una forma di consenso silenzioso, una sorta di politica della felicità? In parte sì. Ma questa spiegazione, apparentemente ragionevole, ha anche un risvolto paradossale. Perché a essere più felici sarebbero i cittadini che meno beneficiano del sistema stesso, quelli più poveri e meno istruiti, che costituiscono la maggioranza dei non-elettori. Un’altra spiegazione possibile è che costoro non abbiano a disposizione opzioni politiche significative per la loro vita. Il fatto che quasi metà degli elettori non senta la necessità di esercitare quel diritto segnala l’esistenza di un regime di organizzazione dei canali di partecipazione, delle alternative politiche e di partito, della definizione delle issues che è estraneo ai loro bisogni.

L’assenza dalle urne non è socialmente neutra, tutte le ricerche sociologiche e storiche lo confermano. Tocca sì ogni strato della popolazione, ma acquista un carattere patologico in alcune sue fasce. La correlazione fra reddito e istruzione e partecipazione elettorale è diretta: nell’elettorato presidenziale del 2012 i più poveri hanno votato al 45% mentre i più ricchi all’80%. I meno istruiti hanno votato al 38%, mentre chi ha un’istruzione universitaria avanzata all’81%.

Le conseguenze? Prendiamo le politiche sociali. La questione si è posta, a livello federale, quando già l’affluenza alle urne era bassa e la stratificazione sociale dell’elettorato cosa fatta, negli anni ‘30 del New Deal e negli anni ‘60 della Great Society. Non dovrebbe sorprendere allora che il welfare americano sia nato limitato, riluttante a includere tutti, tutt’altro che universale. E non dovrebbe sorprendere che i tentativi di renderlo tale, almeno dal punto di vista della copertura dell’assistenza sanitaria, siano stati a lungo sconfitti. Oppure, come è accaduto con la riforma di Obama, siano stati oggetto di durissimi conflitti in Congresso e anche nelle urne da parte di un elettorato che universale non è.

È possibile introdurre o mantenere un sistema di welfare universale, non paternalistico, basato sul consenso attivo dei governati, laddove il suffragio non sia esercitato in maniera universale dai governati stessi? In altri termini, sono politicamente praticabili e difendibili delle scelte di governo che mirino a ridistribuire risorse pubbliche a favore dei cittadini più poveri – in una polis in cui i diretti beneficiari di quelle scelte siano ai margini del mercato politico-elettorale, non esercitino il diritto di voto per difenderle o per pretenderle e renderle desiderabili (in cambio del voto) agli eletti? Di questi tempi, non sono domande solo per gli americani.

(Pubblicato su pagina99we del 29 novembre 2014 – vedi anche qui).

Ripubblicato su Le parole e le cose del 15 dicembre 2014.

Post scriptum. Piccola conferma a posteriori. Sul New York Times del 2 dicembre 2014. Il senatore democratico di New York, Chuck Schumer, riflette sulla sconfitta del suo partito alle midterm elections di quest’anno. Dice che Obama e il partito hanno sbagliato a concentrare l’attenzione sulla riforma sanitaria che ha esteso il numero degli assicurati fra gli americani più poveri. Perché? “Appena un terzo dei non assicurati si è iscritto nelle liste elettorali [e dunque vota molto poco]. Indirizzare un tale enorme cambiamento a favore di una percentuale così piccola dell’elettorato non aveva alcun senso politico”. L’intero articolo è qui: “Is Obamacare Destroying the Democratic Party?”

Categorie:partecipazione

Tag:, , , ,

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...