Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Biden at Armageddon: le sue parole

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Il presidente parlava a braccio durante un fundraiser di partito, a New York, il 6 ottobre scorso. Si rivolgeva a un gruppo di (potenziali) finanziatori della campagna elettorale in corso, in particolare per il Senato. Il sito della Casa bianca riporta le sue parole nella sezione Remarks, non nella sezione Speeches, non si tratta di un discorso formale. Il testo sembra la trascrizione pari pari della registrazione orale, ha tutte le caratteristiche, ripetizioni, incertezze, sospensioni, dell’oralità improvvisata. Biden ritorna due volte sullo stesso argomento (magari la seconda volta sollecitato dalle domande dei presenti, da lui invitate, ma di questo non c’è traccia nel testo).

Biden parla di politica interna, elettorale: dobbiamo mantenere il controllo del Senato perché nei prossimi anni avremo sfide fondamentali in politica estera. Descrive le intenzioni di Putin: basandosi su quello che Putin dice (non si tratta di intepretazioni) e prendendolo sul serio (conosco l’uomo, non scherza). Dice l’ovvio pericolo: non si butta una bomba atomica tattica a caso, pensando di finirla lì, l’escalation è dietro l’angolo.

L’evocazione di Armageddon (la catastrofica battaglia finale) pensando alla crisi dei missili a Cuba, esattamente sessant’anni fa, drammatizza la rarità dell’evento. Ma forse suggerisce anche una possibile soluzione positiva, come allora? Questo potrebbe essere il non detto di queste parole: quando Biden si chiede quale sia la via d’uscita di Putin, senza perdere la faccia e il potere, pensa a qualcosa di concreto? A Cuba nel 1962 Kennedy fece un patto segreto con Krusciov, dopo qualche tempo ritirò i missili americani dalla Turchia.

Va tuttavia ricordato che il patto era così segreto che la leadership dell’URSS visse la soluzione pubblica delle crisi come un colpo al suo prestigio, “quasi una umiliazione” (secondo Anatoly Dobrynin, ambasciatore sovietico a Washington); e ciò probabilmente contribuì alla rimozione (soft) di Krusciov due anni dopo, nell’ottobre 1964.

La traduzione veloce del paio di passaggi rilevanti è la mia, ed è seguita dal testo originale inglese. Tutto il testo è qui, nel sito della Casa bianca.

C’è un sacco in gioco anche nella politica estera americana, a cui dedico gran parte del mio tempo – e della mia carriera, dovrei dire.

Abbiamo delle decisioni davvero difficili da prendere, riguardo a quello che succede in Ucraina, abbiamo intenzione di continuare a sostenerli. Ma per la prima volta dalla crisi dei missili a Cuba, abbiamo la minaccia diretta dell’uso dell’arma nucleare se, di fatto, le cose continuano ad andare come stanno andando. E questa – questa è tutta un’altra storia. Tutta un’altra storia.

E sapete, noi cerchiamo di capire: Quale – quale è la via d’uscita di Putin? Come – come ne esce? Dove trova una via d’uscita? Dove si mette in una posizione che non solo non perde la faccia, ma non perde neanche del potere in Russia?

Quello che sto dicendo è che dobbiamo mantenere il controllo del Senato perché due anni di – di caos creeranno molti cambiamenti anche nel mondo.

[…]

Mettiamola così. Pensate: non abbiamo mai affrontato la prospettiva di un Armageddon dai tempi di Kennedy e della crisi dei missili a Cuba. Qui c’è un uomo che conosco abbastanza bene; si chiama Vladimir Putin. Ho passato abbastanza tempo con lui. Non scherza quando parla del potenziale uso di armi tattiche nucleari, o armi biologiche o chimiche, dal momento le sue forze militari hanno, diciamo così, prestazioni inferiori al previsto.

E’ parte della dottrina russa che… se la madrepatria è minacciata, useranno tutta la forza necessaria, incluse le armi nucleari.

E non penso che esista qualcosa tipo la capacità di buttare a cuor leggero un’arma nucleare tattica senza finire a Armageddon.

Insomma c’è un sacco in gioco – un sacco in gioco.

There’s a lot at stake in American foreign policy as well, where I spend most of my time and my — my career, I should say.

And we have some real difficult decisions to make, relative to what’s going on in Ukraine, and we’re going to continue to support them.  But first time since the Cuban Missile Crisis, we have a direct threat of the use of the nuclear weapon if, in fact, things continue down the path they’ve been going.  That’s — that’s a different deal.  That’s a different deal.

And, you know, we’re trying to figure out: What — what is Putin’s off-ramp?  Where — where does he get off?  Where does he find a way out?  Where does he find himself in a position that he does not not only lose face, but lose significant power within Russia?

So I guess what I’m saying is that we have to keep the Senate because two years of — of chaos is going to create a lot of changes around the world as well.

[…]

Let me put it this way.  Think about it: We have not faced the prospect of Armageddon since Kennedy and the Cuban Missile Crisis.  We’ve got a guy I know fairly well; his name is Vladimir Putin.  I spent a fair amount of time with him.  He is not joking when he talks about the potential use of tactical and nuclear weapons, or biological or chemical weapons, because his military is, you might say, significantly underperforming.

It’s part of Russian doctrine that they will not — they will not — if the motherland is threatened, they’ll use whatever force they need, including nuclear weapons.

I don’t think there’s any such thing as an ability to easily lose a tactical nuclear weapon and not end up with Armageddon.

So there’s a lot at stake — a lot at stake.

Categorie:Uncategorized

1 risposta

  1. Penso che sia un’analisi condivisibile. Spero solo non sia un wishful thinking.
    Ho sempre pesato, ad onta di quello che dicono gli stessi protagonisti, che la guerra cesserà per comune volere di Putin e Biden, senza che Zelensky ci metta bocca.

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