Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Abdul El-Sayed – un altro tipico “americano al 100%” che corre da sinistra nelle primarie Dem (in Michigan)

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Dopo la notissima Alexandria Ocasio-Cortez, 29 anni di origini portoricane a New York City. Dopo Kaniela Saito Ing, nativo hawaiiano della stessa età nelle Hawaii (ma ve ne ho parlato solo su Facebook). Ecco a voi un terzo caso, un altro dei tipici “americani al 100%” che, con giovanile energia e giusta ambizione, si stanno gettando da sinistra nella mischia politico-elettorale del partito Democratico – Abdul El-Sayed, aspirante candidato al posto di governatore del Michigan, di 33 anni, figlio di genitori immigrati egiziani e di religione musulmana.

El-Sayed fino all’altro ieri era uno dei tanti concorrenti nelle primarie statali Democratiche, negli ultimi giorni ha avuto una impennata di consensi, ora minaccia la front runner, e chissà che cosa può succedere martedì prossimo 7 agosto, il giorno del giudizio. Non è un Democratic Socialist (vedi questo post) ma appartiene comunque all’area degli insurgents progressisti, con tutti i marchi di qualità del caso. Vuole sanità per tutti (MichCare), salario minimo a 15 dollari l’ora, più soldi alle scuole pubbliche, riforma del finanziamento della politica, investimenti in energia rinnovabile, gun control, marijuana legale. Ha il sostegno dell’organizzazione e del media team di Bernie Sanders. Ha l’endorsement dello stesso Bernie, che nel 2016 vinse di stretta misura le primarie contro Hillary Clinton (nello stato ma non a Detroit, dove vinse alla grande Hillary). Ha l’endorsement di Alexandria Ocasio-Cortez che è venuta a partecipare di persona a un suo rally – e sapete bene che, dovunque vada, ormai la giovane donna carismatica riempie le piazze.

Anche Obama ha dato una mano per il solo fatto di essere esistito, una cosa che spesso si dimentica nelle valutazioni sull’eredità della sua presidenza. Dice Abdul in un tweet:

“Ero convinto che non avrei mai potuto candidarmi a una carica pubblica, visto che il mio nome completo è Abdulrahman Mohamed El-Sayed (ditemi voi!). Ma nel 2008 ho visto un uomo di nome Barack Hussein Obama essere eletto presidente. Non sono loro a definire ciò che è possibile”.

Ciò non lo ha salvato dalle voci che vogliono collegare la sua famiglia alla Fratellanza musulmana in Egitto, o lui stesso a una cospirazione per portare la Sharia in America. Ma francamente, come potete evitare simili insinuazioni? Magari anche dentro il vostro stesso partito?

Gli osservatori considerano El-Sayed uno dei test case per verificare la capacità dei Dems di candidare persone che sappiano costruire ponti, parlare agli elettori di colore, ai nuovi immigrati e ai vecchi lavoratori bianchi, e naturalmente vincere. Il Michigan è un buon posto per provarci. E’ lo stato dell’automobile, della rust belt arrabbiata che nel 2016 votò per un pelo Donald Trump (ma non Detroit, che di nuovo votò Hillary), della classe operaia afro-americana. E’ lo stato con la più alta concentrazione nazionale di arabi musulmani (ne parlo in questo vecchio post), e ciò spiega perché una figura come El-Sayed sia spuntata proprio lì. Che sia anche medico è altrettanto significativo: la città di Flint, nei pressi di Detroit, è la punta dell’iceberg di una grave emergenza sanitaria, l’acqua degli acquedotti è inquinata di piombo, ha avvelenato i residenti – nelle aree più povere e più black, non occorre neanche che ve lo dica.

Sarà anche giovane, El-Sayed, ma a 33 anni non è un novellino. E’ stato il più giovane direttore esecutivo del Detroit Health Department nei difficili anni dopo la bancarotta del municipio: dal 2015 al 2017, quando si è dimesso per candidarsi a governatore, un impegno serio dunque. E’ un esperto riconosciuto a livello internazionale di sanità pubblica. E’ laureato in medicina alla University of Michigan e alla Columbia dove è stato assistant professor di epidemiologia. Ha vinto la prestigiosa borsa di studio Rhodes che lo ha portato a studiare a Oxford, nel Regno Unito. Ha anche vinto una Soros Fellowship for New Americans – ma tranquilli, si tratta di Paul Soros, il fratello più grande di George, ricco ma non così ricco e soprattutto non così chiacchierato da voi complottisti.

Uno degli ostacoli principali che El-Sayed deve superare è lo scetticismo dei cittadini (di certi cittadini come voi) verso la politica elettorale. Lo sa, è un tasto che tocca con frequenza. In un comizio di fronte a studenti universitari ha detto:

“Ricordiamoci che la democrazia richiede lavoro. Si dice che non ci sia modo di portare a votare persone come voi che siete in questa stanza. Ma se siamo disposti a lavorare per riprenderci la democrazia, essa sarà una realtà per il futuro”.

E in una intervista a Vogue (esatto, voi radical chic, è stato intervistato da Vogue America) :

“Se riesci a portare più persone al voto, è così che vinci. Come dice sempre Alexandria [Ocasio-Cortez, chi altri se no?], l’elettore a cui diamo la caccia non è quello che passa da Repubblicano a Democratico, ma piuttosto da non-elettore a elettore. E’ quello che stiamo facendo”.

O almeno cercando di fare.

Categorie:Electoral process, Immigrazione

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