Steve Bannon sembra impegnato in una missione paradossale: promuovere un movimento pan-europeo di partiti sovranisti nazionalisti contro l’Unione europea. Alcuni degli interessati gliel’hanno fatto notare, il paradosso. “Noi rifiutiamo ogni entità sovra-nazionale e non partecipiamo alla creazione di alcunché con Bannon”, ha detto un portavoce di Marine Le Pen. Tentativi di coordinamento sono comunque in corso, con o senza Bannon, e anche con i lepenisti. Se l’impresa riuscisse alle elezioni del maggio 2019, e si incarnasse in un supergruppo parlamentare nel Parlamento europeo, il paradosso esploderebbe. Ecco a voi gli anti-europeisti che fanno politica transnazionale europea, cioè, in fin dei conti, un prodotto di successo dell’Europa unita. Magari saranno loro, con i loro progetti anti-unitari, a imporre la creazione di un vero spazio pubblico europeo, unificato intorno a un conflitto esistenziale? Mentre gli europeisti a chiacchiera restano timidi e self-centered, almeno per il momento – chiacchieroni a vanvera che non sono altro.
Potrebbe essere un caso di effetti perversi o ironici della storia, come si suol dire fra storici? Ho pensato per analogia agli Stati Uniti delle origini, quando gli Anti-federalisti erano contro la nuova Costituzione del 1787, contro un forte governo federale, e volevano mantenere i diritti, l’autonomia, in effetti la sovranità dei singoli stati membri. Per riuscire nell’impresa, portarono la questione in tutti gli angoli della federazione, di fatto contribuendo a unificarne la vita pubblica, a farne un unico spazio politico – intorno a un conflitto decisivo. Alla fine, per essere ancora più efficaci, crearono un partito trans-statale e si presero pure la Presidenza. Con Thomas Jefferson. Che la cosa più importante che fece, quando gli si presentò l’occasione, fu acquistare la Louisiana, con ciò consolidando, volente o nolente, il governo federale e la federazione.
Certo l’analogia è uno strumento pericolosissimo nell’analisi storica, e quindi qui lo dico e qui lo nego, e comunque non vado oltre nell’elaborazione. Se non per dire che gli Anti-federalisti americani di allora (ormai noti come jeffersoniani o come partito Repubblicano-Democratico e più tardi e per sempre come partito Democratico) non erano poi così male, erano fatti di ben altra pasta rispetto ai sovranisti europei di oggi. E tuttavia il rapporto paradossale fra le loro intenzioni e i risultati ottenuti potrebbe essere commentato con un celebre commento di Abraham Lincoln, “l’Onnipotente ha i suoi disegni, i suoi scopi”. Cioè le vie del Signore sono infinite.
- Abdul El-Sayed – un altro tipico “americano al 100%” che corre da sinistra nelle primarie Dem (in Michigan)
- Ammar Campa-Najjar – chissà, da Gaza al Congresso?
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