Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

La Corte suprema (cattolica) degli Stati Uniti

Quando erano solo cinque
Quando erano solo cinque (ora sono sei)

L’istituzione degli Stati Uniti dove i cattolici sono più forti? Ma è la Corte suprema, che diamine. Ben sei dei nove giudici sono cattolici: due di discendenza italiana e due di discendenza irlandese, un afro-americano e una donna di origine portoricana. Gli altri tre sono di fede ebraica. Nella corte non c’è più neanche un protestante.

L’ondata cattolica che ha travolto la Corte suprema dagli anni 1980s è un prodotto del predominio conservatore repubblicano. Ha cominciato Reagan nominando Antonin Scalia (1986) e Anthony Kennedy. Poi Bush padre ha nominato Clarence Thomas (1990), il giudice nero tornato, mentre era in carica, alla Chiera romana in cui era cresciuto. Infine Bush figlio ha nominato il Chief Justice, John Roberts, nel 2005 e poi Samuel Alito. A questo punto, nel 2006, per la prima volta nella storia, la Corte ha avuto una maggioranza di cinque giudici cattolici, con quattro dei cinque a formarne il nucleo duro conservatore e il quinto (Kennedy) a esserne l’ago della bilancia.

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Sembra un paradosso che siano stati i repubblicani a favorire questo cambiamento epocale, visto che i cattolici americani, in particolare i figli delle grandi migrazioni irlandesi, italiane, polacche, sono stati storicamente vicini al partito democratico, comprese le sue correnti più liberal. Sono stati i democratici a produrre l’unico presidente cattolico, John F. Kennedy, e l’unico vice-presidente, Joe Biden. Ed è andata in questa direzione, infatti, la nomina del sesto Justice cattolico da parte del democratico Obama: Sonia Sotomayor, figlia della recente migrazione ispanica, entrata a far parte del quartetto liberal della Corte.

Il punto è che, in tutte queste operazioni, le preferenze politico-ideologiche hanno avuto la precedenza su quelle religiose. E così mentre la destra protestante, soprattutto quella evangelica, avrebbe preferito avere qualcuno dei suoi nell’augusto consesso, non ha trovato seri motivi per opporsi alle nomine conservatrici repubblicane. Con la loro filosofia si è trovata e si trova abbastanza bene. Tranne che con l’imprevedibilità di Kennedy, naturalmente, che ha dirazzato e che, per dire, qualche mese fa ha dato al paese la sorprendente sentenza sulla legalizzazione del same-sex marriage.

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Dal punto di vista religioso, la Corte suprema non assomiglia all’America. D’altra parte, non l’ha mai rispecchiata da nessun punto di vista, né è chiamata a farlo. E’ stata a lungo, questo sì, come molte altre istituzioni, uno specchio dell’establishment. E’ stata esclusivamente maschile fino alla nomina di Sandra Day O’Connor nel 1981. E’ stata bianca fino al primo giudice nero, Thurgood Marshall, nel 1967. E’ stata cristiana fino alla nomina del primo giudice ebreo, Louis Brandeis, nel 1916. Ed è stata un corpo protestante per gran parte della sua storia. Con un pizzico di cattolici qua e là.

I due unici cattolici ottocenteschi non avevano nulla a che fare con le immigrazioni dei loro correligionari europei di allora. Appartenevano a famiglie di piantatori schiavisti delle enclave cattoliche del Maryland il primo, della Louisiana il secondo. E come tali si comportarono. Il primo, Roger B. Taney, fu a lungo Chief Justice ed è noto soprattutto per la sentenza Dred Scott del 1857, in cui si dice che i neri sono esseri inferiori. Il secondo, Edward Douglas White, è noto per essersi schierato a difesa della segregazione razziale nella sentenza “separati ma eguali” del 1896.

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Dopo Douglas c’è sempre stato un cattolico nella Corte, con una breve interruzione intorno al 1950. Ma sempre con qualche nervosismo. La Costituzione vieta di sottoporre a test religiosi chi occupi una carica pubblica. Ma test informali, per i cattolici, si sono fatti. Si son fatti per il candidato-presidente Kennedy e, prima, per un paio di possibili supremi giudici. Sapranno tener separata la loro fede dalle loro decisioni? La domanda ha accompagnato la nomina di Francis Murphy nel 1940 e di William Brennan (1956-1990). Brennan si è rivelato in effetti un separazionista intransigente, e un leader dell’ala progressista della Corte.

Nel corso del Novecento si parlava dunque dell’esistenza di un “seggio cattolico” nella Corte. Da qualche anno si può invece parlare di una “corte cattolica”. E qualcuno, in nome della diversità, rivendica ora un posto per un protestante – un “seggio protestante”.

Categorie:religione

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