Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Obama e ISIL: “Non abbiamo ancora un strategia”?

BwNgdcuIQAIildHE’ stata la gaffe perfetta, quando Barack Obama ha detto l’altro giorno in conferenza stampa “We don’t have a strategy yet”. Parlava di Iraq e Siria e ISIL, e ha detto “Non abbiamo ancora un strategia”. E’ stata la gaffe perfetta perché ha confermato il pregiudizio che è nella testa di molte persone, e cioè che il presidente non abbia una strategia per niente e su niente in politica estera: ed ecco qui la conferma, anzi la confessione. La frase è diventata un hashtag di Twitter ancora più semplificato, #NoStrategyYet, e ha fatto la gioia di commentatori e cartoonist (conservatori e no).

Il punto è che Obama intendeva dire e in effetti ha detto altro, alla Casa bianca giovedì scorso, 28 agosto. La frase è indubbiamente infelice per un presidente, per un Commander in Chief, per un maschio alfa con le palle che dovrebbe sempre vestire di scuro (indossava invece un criticatissimo abito chiaro, estivo, un può oversize) – e avere una Grand Strategy ready-made per qualunque cosa succeda nel mondo. E tuttavia, come spesso accade, la frase è falsa perché è estrapolata dal contesto. Basta leggere qualche riga prima e qualche riga dopo, per capirlo. Volendo lo si può fare qui.

La questione centrale era il consenso del Congresso alle azioni aeree in Iraq e, eventualmente, in futuro, in Siria. Obama aveva appena detto: sono intervenuto in Iraq per proteggere il personale della nostra sede consolare di Erbil minacciata dall’avanzata di ISIL, e per dare un aiuto umanitario, “con un rischio molto modesto”, ai rifugiati yazidi sul monte Sinjar. Avevo l’autorità per farlo perché si trattava di un’emergenza, che richiedeva un intervento immediato. Comunque mi sono consultato informalmente con i leaders del Congresso – che non è in sessione. Domanda un giornalista: per andare in Siria, invece, c’è bisogno dell’approvazione del Congresso? E qui veniamo al dunque.

Il presidente dice: “Man mano che la strategia si sviluppa, continueremo a consultarci con il Congresso. Penso che sia importante che il Congresso dica la sua, e che le consultazioni ci siano affinché il popolo americano partecipi al dibattito. Ma non voglio mettere il carro davanti ai buoi. Non abbiamo ancora una strategia. Ho visto che sulla stampa c’è gente che si spinge un po’ troppo avanti rispetto al punto in cui siamo ora [poi chiarisce: gente che da per scontato per stiamo per intervenire a tutto campo, da soli, massicciamente, subito, a Camere chiuse]. Penso che questo sia anche il giudizio dei militari, non solo il mio. Dobbiamo essere sicuri di avere piani chiari e ben sviluppati. A quel punto mi consulterò con il Congresso e sicuramente la sua voce sarà ascoltata. Ma non c’è ragione che io chieda un’azione da parte del Congresso prima di sapere esattamente che cosa è necessario per fare il lavoro che dobbiamo fare”.

Quello che dice Obama è dunque semplice: non abbiamo ancora preso una decisione, su una questione delicata e complessa. Dice: “al fine di degradare l’ISIL sul lungo periodo, dobbiamo costruire una strategia regionale. E non lo faremo da soli”. E ancora: “una strategia regionale con una coalizione internazionale” – “non solo in Siria, non solo in Iraq, ma potenzialmente altrove”. Una strategia che integri aspetti militari, politici ed economici, e che sarà costosa. (Ne scrive il segretario di stato John Kerry sul New York Times di sabato 30 agosto.) E su questo, sì, ci saranno consultazioni con il potere legislativo. E gli americani dovranno sapere con precisione di cosa si tratta.

Viene in mente la battuta a lui attribuita qualche mese fa, e che ha parecchio irritato Hillary Clinton: quando fai politica estera, cerca soprattutto di “non fare cose stupide” (tipo cominciare a cuor leggero una guerra, come in Iraq, o votare per essa). “Don’t do stupid stuff”. Più probabilmente, prima della censura giornalistica, “Don’t do stupid shit”.

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Categorie:Barack Obama, Guerra

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