Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

La morte negli occhi: una fotografia della Guerra civile e il suo pubblico

01092vThe Dead at Antietam è una serie di fotografie fra le più note della Guerra civile americana, scattate da Alexander Gardner il 19 settembre 1862, due giorni dopo la grande battaglia di Antietam, in Maryland, a un centinaio di kilometri da Washington. Come altre della serie, quella qui sopra (l’originale con tutta la sua ricchezza di dettagli è alla Library of Congress) raffigura dei cadaveri di soldati confederati, caduti dove gli scontri erano stati più intensi. Gardner era un collaboratore di Mathew Brady, il celebre fotografo che dopo lo scoppio della guerra aveva ottenuto da Lincoln il permesso di essere presente sui campi di battaglia. O meglio, visto che Brady mal sopportava la vista del sangue, di inviarvi i propri operatori. Poi il boss si appropriava del loro lavoro e lo presentava come fosse suo. Fece così anche con queste fotografie, esponendole nella sua galleria di New York un mese dopo l’evento. Le immagini colpirono molto il pubblico, che non era abituato a vedere con tanta vivida immediatezza la carneficina della guerra. Ed ebbero, come dire, molto successo. (Fu allora, fra l’altro, che approfittando di questo successo Gardner lasciò Brady e mise su ditta per conto suo.) In che modo esattamente il pubblico fosse colpito, possiamo provare a dedurlo da due testimonianze dirette.

La prima è di un cronista del New York Times, che scrive a distanza molto ravvicinata. Il suo articolo è del 20 Ottobre 1862, e riguarda la mostra nella galleria newyorkese. Ci sono tocchi da voyeur, e un po’ di sensazionalismo da stampa popolare (il Times non era ancora “la signora in grigio”).

“Il signor Brady ci ha portato in casa la realtà terribile e serissima della guerra. Se non ci ha portato direttamente i corpi di fronte alla porta o in strada, ha fatto qualcosa di molto simile. All’ingresso della sua galleria c’è un piccolo cartello, “I morti di Antietam”. C’è continuamente una folla di persone che sale le scale; se le seguiamo, le troviamo chinate a osservare  le immagini fotografiche di quello spaventoso campo di battaglia, riprese subito dopo l’evento. Di tutti gli oggetti d’orrore che si suppone produca il campo di battaglia, quelli dovrebbero essere i più ripugnanti. Ma, al contrario, sembrano esercitare una terribile fascinazione che attrae i visitatori verso quelle fotografie, e li rende riluttanti ad allontanarsene. Si vedono gruppi che in silenzio reverente si accalcano intorno a queste misteriose riproduzioni di carneficine, intenti a guardare le pallide facce dei morti, incatenati dallo strano incantesimo che alberga nei loro occhi.  […] Queste immagini possiedono una nitidezza terribile. Con l’aiuto di una lente d’ingrandimento, si possono distinguere i lineamenti dei morti. Non vorremmo essere nella galleria quando una delle donne presenti riconoscesse un marito, un figlio o un fratello in quelle file di corpi immobili e senza vita, che giacciono pronti per le fosse comuni.”

La seconda testimonianza è di un intellettuale, il bostoniano Oliver Wendell Holmes, scrittore, poeta e medico di Harvard, che di Antietam aveva una conoscenza drammaticamente diretta: vi era corso a curare il figlio ferito in combattimento – Oliver Wendell Holmes, Jr., il futuro giurista e giudice della Corte suprema. Holmes scrive quasi un anno dopo su un periodico colto, l’Atlantic Monthly del luglio 1863.

“Abbiamo ora di fronte una serie di fotografie che mostrano il campo di Antietam e l’area circostante, così come apparivano dopo la grande battaglia del 17 di Settembre. Questi terribili souvenir di uno dei più sanguinosi conflitti della guerra li dobbiamo al Signor Brady di New York. […] Molti, avendo visto di persona questi orrori, e avendoli sognati, li chiuderebbero volentieri in qualche cassetto segreto, affinché non eccitino o disgustino coloro la cui anima si rivolta a tale vista. E’ stato quasi come visitare di nuovo il campo di battaglia, guardare queste immagini; come se tutte le emozioni scatenate dalla vista della scena reale, oscena e insanguinata, disseminata di stracci e carcasse, ci avessero di nuovo assalito […] La vista di  queste fotografie è un commento sulla civiltà che un selvaggio potrebbe ben ritorcere trionfalmente contro i suoi missionari. E tuttavia è attraverso questo martirio che arriva la nostra redenzione. La guerra è la chirurgia del crimine. Per quanto sia brutta in sé, implica sempre che qualcosa di peggio sia successo prima. Dov’è l’americano, degno dei suoi diritti, che non riconosca oggi il fatto, se mai non l’ha fatto prima, che la malattia della nazione era organica, non superficiale, e richiedeva il bisturi, non semplici disinfezioni e sedativi?”

Dice Susan Sontag nel saggio Sulla fotografia (1977): “Le immagini, scattate da Mathew Brady e dai suoi colleghi, degli orrori dei campi di battaglia non diminuirono in alcun modo la ferma volontà della gente di continuare la guerra civile.” La reazione di Holmes, molto personale ma anche, da fervente unionista qual’era, molto politica, sembra confermare questa intuizione. Egli dà un senso al dolore suo e di tutti inserendolo in una narrazione patriottica: è un prezzo da pagare a uno scopo più elevato, a un ideale nazionale, alle atroci necessità della storia. La sua, tuttavia, è una reazione di élite. Di altri cittadini non sappiamo con certezza. Anche perché non molti ebbero un’esperienza diretta delle fotografie simile alla sua o a quella, un po’ più di massa, descritta dal Times. Le gallerie erano poche, in poche città. Le mostre circolanti e gli album fotografici arrivarono soprattutto dopo la fine della guerra. Durante la guerra gran parte degli americani divenne familiare con queste immagini tramite le riproduzioni pubblicate sui periodici illustrati, che tuttavia non erano fotografie (non c’era la tecnologia per farlo) bensì xilografie da esse ricavate. E come ben si vede dalla versione qui sotto, tratta da Harper’s Weekly del 18 Ottobre 1862, della fotografia in alto, la xilografia ne sterilizzava la crudezza. Non gettava addosso agli osservatori la carnale intimità dei morti – e dei loro occhi.

800px-Drawing_of_Dead_Soldiers_on_Antietam_battlefield

Categorie:Classroom, Guerra, mass media, patriottismo

Tag:, , , , , , , , ,

1 risposta

Trackback

  1. Sketch della fine di una guerra (aprile 1865) | Short Cuts America

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...