La cultura delle armi è una cultura in prevalenza maschile, e la retorica di chi la difende con più passione è spesso virilista, macho. Ma non c’è solo questo. I sondaggi dicono che gli uomini più delle donne sono numerosi e determinati nell’affermare i gun rights, il diritto individuale di portare armi. E che gli uomini più delle donne sono proprietari di armi. Secondo un’analisi Gallup sugli anni 2007-2012, il 30% degli americani adulti possiede personalmente un’arma. Se si disaggrega il dato per sesso, la differenza è netta: il 45% dei maschi adulti contro il 15% delle femmine adulte – tre volte tanto. Ci sono variazioni regionali e di razza: nel Sud tutti, in particolare i bianchi, hanno più armi e quindi, accanto al 61% di bianchi uomini, c’è un 25% di donne bianche. Per qualche motivo, inoltre, le persone sposate sono un po’ più armate delle singole: il 53% degli uomini, il 18% delle donne. Non è chiaro infine se ci sia un trend in crescita per le donne, o se si tratti solo di propaganda e wishful thinking da parte dei gruppi pro-gun, che di questo trend si dicono convinti. Resta il fatto che, sia pure in minoranza, e magari in una minoranza stabile, c’è quel 15% di donne adulte, circa 18 milioni – con la pistola.
Se esistano motivi di genere di questo fenomeno, al di là di gusti e vicende individuali, non saprei dire. Provo solo a rintracciare alcune voci che sono, per interesse statutario, a favore delle donne con la pistola. Le grandi organizzazioni pro-gun sottolineano spesso la dimensione ludica e sportiva dell’uso femminile delle armi. Ma quando il discorso si fa politico, il tema prevalente è la sicurezza personale in un mondo pericoloso. La potente National Rifle Association (5 milioni di iscritti), fra offerte di corsi di addestramento e un Women’s Network su Facebook, adotta lo slogan “Rifiuta di essere una vittima”. Il suo dirigente esecutivo, Wayne LaPierre, annuncia: “L’unica cosa con cui uno stupratore violento si merita di dover fare i conti è una donna perbene con una pistola”. E la portavoce Natalie Foster usa il linguaggio femminista: “Se siamo in grado di decidere che cosa fare del nostro corpo, perché non ci è consentito di decidere come difenderlo?” La più piccola e intransigente Gun Owners of America (300.000 iscritti) ripete ciò che si diceva delle Colt nel vecchio West: le armi sono the great equalizer, rendono le donne eguali agli uomini. Che essere armate significhi davvero maggiore sicurezza – è argomento contestato dai movimenti gun control, ma non ne discuto qui.
Vale la pena, poi, indagare alcune iniziative separate, magari minoritarie e militanti, dove ci siano donne che si auto-organizzano e parlano per sé. Anche per le Second Amendment Sisters (nate intorno al 2000, con forse 30.000 iscritte?) il desiderio di auto-protezione è centrale. La loro filosofia ostile a qualunque forma di controllo pubblico sulle armi è radicale e di ampia portata: “L’auto-difesa è un diritto umano fondamentale” – contro i criminali di strada, i mariti violenti e “un governo tirannico”. Possedere un’arma e saperla usare con competenza e responsabilità: sono “passi importanti verso la sicurezza e la tranquillità d’animo”. Non si può lasciare questa lotta ai movimenti dominati dagli uomini. Che le donne la facciano da sole, e che facciano anche un po’ di buona comunicazione pubblica: “è tempo di mettere delle donne attraenti (specialmente madri e persino nonne) in prima linea nella lotta per il Secondo emendamento”. Donne attraenti e sexy, perché no, pensando alle fantasie erotiche maschili. “Una donna con la pistola è sexy. Guardate i manifesti cinematografici con quelle donne procaci e muscolose che imbracciano seri attrezzi da guerra. E’ roba che eccita gli uomini”.
Donne con la pistola, talvolta attrici sexy, compaiono con regolarità su Women & Guns, un periodico illustrato fondato più di trent’anni fa e con una circolazione di forse 25.000 copie. Accanto ai temi ricorrenti dei gun rights, della difesa personale e dell’addestramento, la rivista pubblica articoli su eventi politici, sportivi e commerciali. Presenta i nuovi modelli di armi da fuoco e gli accessori assolutamente necessari alla signora che vuole girare armata (nel numero in edicola: nuove fondine di ogni tipo, perché “non tutte le fondine sono create eguali”). Women & Guns si vanta di aver conquistato l’attenzione del pubblico, e la fiducia degli inserzionisti pubblicitari, con due copertine uscite in sequenza nel 1991 e centrate sulle immagini di due celebri film di quell’anno. La prima riguardava Thelma & Louise, oggetto di controversie che ben si collocavano nella sua linea editoriale: una storia di donne armate che rovesciano gli stereotipi di genere o solo una storia di violenza e vendetta – o entrambe le cose? La seconda, ancora “più hot”, riguardava Linda Hamilton nella parte di Sarah Connor in Terminator 2, lei sì muscolosa e con seri attrezzi da guerra addosso – uno strepitoso successo anche come poster venduto nelle mostre d’armi, e, sembra, come oggetto di culto lesbico.
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Categorie:cultura di massa, Cultura politica, violenza
Tag:armi, donne, gun control, Gun Owners of America, gun rights, Linda Hamilton, Natalie Foster, National Rifle Association, Second Amendment Sisters, Terminator, Thelma & Louise, Wayne LaPierre, Women & Guns
trovo molto interessanti le notizie che riporti qui sopra. Certo è che le donne fin’ora non sono i soggetti delle stragi compiute piuttosto sempre da maschi giovani e meno giovani armati. Io sono assolutamente contraria alla libertà di armarsi che esiste negli usa , ma francamente non nascondo che possedere una pistola e saperla usare, mi farebbe sentire in alcuni momenti e in alcune situazioni più sicura.
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