
July 10, 2008
Nel suo Election Night Speech, Barack Obama parla di patriottismo. E’ ovvio. Di che cosa dovrebbe parlare un presidente eletto, o rieletto, in un discorso cerimoniale con una retorica codificata? Vale la pena di ascoltarlo con attenzione, senza troppo cinismo? Credo di sì. Perché il discorso sul patriottismo americano è più complesso di quanto sembri. E non può essere ignorato né dai politici che vogliano essere efficaci nella vita pubblica americana, né dagli osservatori che vogliano capire qualcosa della sua cultura politica.
Come ha detto lo stesso Obama in un precedente speech on patriotism, che è la matrice di quello dell’altra notte, riflettere su questo discorso è necessario: “Dopo tutto, quando discutiamo di patriottismo, discutiamo di che cosa siamo come paese, e soprattutto di che cosa dovremmo essere”. Ed è una discussione aperta, senza soluzioni univoche o inevitabili. Ha modulazioni politicamente contrastanti, riguarda la base consensuale della convivenza fra diversi ma anche il conflitto che consente. Non tutti i patriottismi sono eguali.
Il precedente Speech on Patriotism che ho appena citato risale al 30 giugno 2008, al termine della stagione delle primarie, quando Obama è il candidato di fatto del partito democratico alla presidenza. Obama è in qualche modo costretto a farlo, perché i repubblicani lo hanno attaccato su questo terreno, mettendo in dubbio il suo patriottismo, insistendo sulla sua riluttanza alla retorica più corriva o a portare un flag pin all’occhiello. Mentre nei blog conservatori circola la voce che non sia americano.
Anche sul piano simbolico Obama deve cedere. Parla di fronte a una grande bandiera con un flag pin bene in vista, all’inizio della settimana del Quattro di Luglio, nella città di Independence, Missouri, che è anche il luogo natale del presidente Truman. Sente il bisogno di dire banalità che hanno un sapore difensivo, e cioè che “nessun partito o filosofia politica ha il monopolio del patriottismo”. Offre tuttavia una interpretazione dell’amor di patria che è propositiva, e coerente con la tradizione liberal e progressista.
Dice Obama: i valori di libertà e eguaglianza su cui si fonda il paese e su cui dovrebbe fondarsi il discorso patriottico, non nascono perfetti. Sono promessi nella Dichiarazione di indipendenza e nella Costituzione, ma sono progetti che vanno interpretati e estesi nella storia, dall’azione dei cittadini e del governo. Gli obblighi della cittadinanza implicano la lotta per i diritti civili e sociali di tutti. Il diritto di perseguire i sogni individuali si accompagna al dovere di aiutare gli altri a perseguire i loro sogni, anche con le politiche pubbliche.
Conclude: “ciò che fa grande l’America non è mai stata la sua perfezione ma la convinzione che può essere migliorata”; “patriottismo implica non solo difendere il paese dalle minacce esterne, ma anche lavorare per farne un posto migliore per le generazioni future”. In Obamaland patriottismo significa cambiamento, e il cambiamento è patriottico. Questa è The America We Love (titolo ufficiale del discorso) – questa America, non altre Americhe, frutto di “visioni del mondo semplicistiche” che sfiorano la caricatura.
Se il cambiamento è patriottico, non può non esserlo il suo motore primo, la critica e il dissenso nei confronti del mondo com’è. Nel suo discorso Obama indica due esempi: Martin Luther King e il giovane soldato che per primo ha denunciato gli abusi nella prigione di Abu Ghraib: “queste sono azioni di patrioti – uomini e donne che difendono ciò che vi è di meglio in America. E non dovremmo mai dimenticarlo – specialmente quando non siamo d’accordo con loro; specialmente quando ci mettono a disagio con le loro parole”.
Obama parafrasa la logica della Disobbedienza civile di Thoreau: “quando le leggi, i leader o il governo non sono in linea con i nostri ideali, allora il dissenso può essere una delle più alte espressioni di patriottismo”. E cita Mark Twain: “Patriottismo significa sostenere il tuo paese sempre, e il tuo governo quando se lo merita”. Sottolinea così una distinzione cruciale fra il paese, casa permanente di tutti, e il governo, ufficio temporaneo di una parte. E’ una distinzione fastidiosa, in modo bipartisan, per tutti i governi in carica.
Categorie:Barack Obama, patriottismo
Tag:Dissenso, Mark Twain, Martin Luther King