Altro che “Tax the Rich”, in questo film del 1936 il titolo e lo slogan sono Soak the Rich, qualcosa tipo “Spremi i ricchi”. A volere questa infamia, nel film, sono una riforma fiscale del governo federale, un professore di sinistra che la sostiene (e che per questo sta per essere licenziato dall’università privata dove insegna), gli studenti radicali rivoluzionari marxisti che protestano contro il licenziamento, e forse un radicale anarchico più radicale di tutti (dico forse perché a lui non importa molto, tanto in futuro non ci sarà più lo stato). A opporsi all’infamia c’è l’unico milionario della storia, fra l’altro proprietario dell’università privata di cui sopra, che alla fine – senza rivelarvi troppo del finale, niente spoiler, il film è gratuito su Vimeo (qui) – si rivela come tutti gli altri un cuore d’oro.
I lamenti del milionario Mr. Craig (l’attore Walter Connolly):
Mr. Craig: “I‘m a firm believer in democracy, provided that democracy let me alone”.
Mr. Craig: ”Our president is blind to the wounds of the millionaires”.
Mr. Craig: “Communists or Democrats, everybody is soaking the rich, the country is going to the dog”.
Quando il corteo degli studenti si avvicina a casa sua:
Maggiordomo Telio: “… they are coming this way, sir, with torches…”
Mr. Craig: “It’s a revolution, Telio, get the White House on the phone, I knew something like this would happen with the present administration”.
Forse vale la pena ricordare che proprio per quell’anno 1936 il governo aveva alzato le imposte federali sul reddito. Con il Revenue Act del 1935 l’amministrazione Dem di Roosevelt aveva portato l’aliquota massima, giusto per i milionari in dollari, dal 63% al 79%. Una vera enormità comunista direte voi, rispetto alla modesta proposta Tax-the-rich dei Dem di oggi, che vuole alzare l’aliquota massima dal 37% al 39.6% – roba che nel 1936 era robetta mediana da piccolo-borghesi. Eh sì, erano altri tempi. Pensate che l’aliquota massima salì ancora durante la guerra, e vabbe’ che c’era la guerra, ed era ancora al 91% all’inizio degli anni Sessanta, praticamente la confisca del reddito al di sopra dei 400.000 dollari di allora. Erano altri tempi, con il paese sull’orlo del regime change bolscevico almeno fino a Kennedy.
Ma torniamo al film. Che è scritto e diretto da Ben Hecht e Charles MacArthur, due sceneggiatori di grande talento, co-autori, tanto per capirci, del play di Broadway The Front Page (1928) da cui sono stati tratti parecchi film di successo. Maghi dello screenwriting, dunque, ma non altrettanto della regia cinematografica e della direzione attoriale, che risultano statiche, legnose, lente, spesso improbabili. E’ comunque una screwball comedy, quindi tutto è concesso dal punto di vista delle giravolte della trama e delle bizzarrie dei protagonisti. Le battute sono a cascata, alcune più riuscite di altre. Essendo anche un film satirico, a pagare il prezzo della satira sono un po’ tutti i tipi presenti, milionari, rivoluzionari e G-men (gli agenti federali), mentre il governo nazionale è solo evocato da lontano.
Il cuore del plot è ovviamente sentimentale, il solito “will the boy get the girl” o anche viceversa. Vi sembra possibile che la bella figlia del milionario, Bindy (l’attrice Mary Zimbalist legnosissima), si innamori di Ken (John Howard), il capo degli impetuosi, impetuosissimi studenti comunisti e cerchi di sedurlo, e che il giovane comunista Ken (un comunista e un “intellettuale” e le due parole sono intercambiabili) resista con tutte le sue forze in nome della purezza rivoluzionaria, erotica e di classe? E vi sembra possibile che la giovane donna si converta per amore al radicalismo? E’ inutile che insistiate, no spoiler. Però qualche scambio di battute sì, anche se non quelle finali.
Bindy a Ken: “I want to be a radical too, a radical, like you”.
Bindy a Mr. Graig che ha cercato di impedirglielo: “You made a fool out of me in the name of capitalism”.
Maggiordomo Telio a Mr. Craig: “I wouldn’t take it so seriously, Mr Craig, radicalism in the young is nothing more than the growing pain of the intellect”.
Bindy cerca di baciare Ken, Ken si ritrae:
Bindy: “What about the Russians, don’t they kiss?”
Ken: “Not when they are working”.
Bindy: “I mean afterhours”.
Ken: “The leaders never go for anything like that, there are stories of men and women working together side by side night and day”.
Bindy: “And nothing ever happens?”
Ken: “Nothing, nothing but world reform”.
Un sub-plot, per dare un po’ di movimento alla storia, è centrato sul sequestro di Bindy da parte di un gruppo rivoluzionario ancora più radicale, la Society for the Abolition of Monstrosities (c’è sempre qualcuno più qualcosa di te ecc. ecc.). Il capo o più probabilmente l’unico membro del gruppo, non se ne vedono altri, è il visionario megalomane Joe Muglia (l’attore Lionel Stander) che si propone di spillare a Mr. Craig un milione di dollari per mettere su, un po’ così, su due piedi, una società utopica. Ma non quella bolscevica russa, bensì quella tipo, diciamo, anarchica? Senza stato, senza governo, senza niente. Date un’occhiata a questa conversazione.
Muglia: “So you are a disciple of Karl Marx, eh?”
Bindy, sequestrata: “Yes, and of several other people also”.
Muglia: “Karl Marx is bourgeois”.
Bindy: “I don’t think so, nor is Stalin”.
Muglia: “Stalin! Let me tell you something my dear young lady, since you broght this subject up, I can put Stalin in one pocket and Lenin on the other and still have room for Karl Marx. Three peanut brains — hah!”
…
Muglia: “My utopia will have no government whatsoever… And what’s more there will be no policemen, no politicians and no laws… I don’t want any laws… Laws are what makes the rich rich and the poor poor… I’m not going to call it Utopia, I’m going to call it Muglia, country of Muglia…”
E per finire in bellezza, questa è la mia citazione preferita, che potrebbe indurvi a immaginare certi sviluppi o certe conclusioni del plot, ma anche indurvi in errore, chissà. Comunque, parlando del leader studentesco comunista Ken, di cui per un momento si sono perse le tracce:
Mr. Craig al G-man: “He is a Bolshevik and a broken-heart Bolshevik, they are the most dangerous”.
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P.S. Per ragioni tutte mie, non posso non ricordare che nel corso della storia si incontrano due riferimenti a un famoso film a cartoni animati che nella cultura popolare di quegli anni era diventato metafora di tante cose. Quando arriva la lettera con cui Muglia chiede a Mr. Craig il riscatto per la figlia sequestrata, l’agente federale comincia a leggerla ad alta voce:
G-man legge: “You million-dollar wolf…”
Mr. Craig: “… ?” [confuso]
Maggiordomo Telio: “Obviously from The Three Little Pigs…”
Gman: “A good clue, you a movie fan…”
E fra i cartelli portati dagli studenti in protesta?
“Who’s afraid of the Big Bad Graig?”
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