Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

La seduzione dei corpi affollati nella strada (Nathaniel Hawthorne, 1851)

Wall_street_1867

L’attrazione morbosa di certi osservatori per i corpi che si affollano nello spazio urbano? Corpi alieni e seducenti, corpi burini e vivi protagonisti di uno spettacolo di massa vivo e plebeo, comunque da tenere a distanza?  Se ne trova un esempio intenso in alcune pagine di La casa dei sette abbaini, il romance gotico di Nathaniel Hawthorne del 1851.

Dalla dignitosa ma decadente casa di famiglia del titolo, il vecchio Clifford Pyncheon guarda un corteo di persone che passa con gran fracasso nella strada sotto le sue finestre: “con centinaia di bandiere al vento, e tamburi, pifferi, trombe e piatti, riecheggianti fra le due file di case”. La storia è ambientata nel New England della metà del Settecento, ma la folla non sembra molto diversa da quella di un secolo dopo.

Clifford ha in genere una grande “ripugnanza” per il contatto fisico personale con il mondo, e tanto più ne è dominato ora, alla vista ravvicinata dei dettagli dei corpi dozzinali dei suoi concittadini. Ora che “può distinguere la banalità tediosa del viso di ogni singolo uomo, il sudore e lo stanco sussiego, e persino il taglio dei pantaloni, e il colletto se è rigido o slacciato, e la polvere sulla schiena della sua giacca nera”.

Ma cogliendo l’intero evento da lontano, e simbolicamente dall’alto di un balcone, gli individui insignificanti si fondono in “una unica enorme massa di esistenze, un’unica grande vita, un unico composito corpo di umanità, animato da un vasto spirito omogeneo”. Considerando non gli atomi ma l’aggregato, esso appare come “un potente fiume di vita, imponente nel flusso, e nero di mistero, che, dalle sue profondità, fa appello alle affini profondità in lui” – e lo affascina fino al punto di fargli desiderare  di “lanciarsi in quella corrente impetuosa di simpatie umane”.

Clifford per un momento perde la testa, vuole davvero unirsi a quel fiume, lanciarsi in quella corrente. Dal balcone è pronto a saltare di sotto, ma è trattenuto dai parenti, e alla fine rinuncia.

Rinuncia a colmare le distanze, rinuncia al cambiamento – rinuncia alla vita?

Dice alla sorella: “Non temere – è passato tutto ora –  ma se avessi fatto quel salto, e fossi sopravvissuto, penso che ciò avrebbe fatto di me un altro uomo!».

Ma, appunto, il salto non lo fa.

Nathaniel Hawthorne, The House of the Seven Gables [1851], in Nathaniel Hawthorne, The House of the Seven Gables and The Snow Image, and Other Twice-Told Tales, Boston, Houghton Mifflin, 1883, pp. 199-200.

Categorie:cultura di massa

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