Alla fine della fiera, nella gran fiera della Biennale di Venezia, dove a un certo punto subisci anche l’effetto supermarket, e diventi distratto e un po’ infastidito da cianfrusaglie che ti sembrano stupide e non necessarie, e vorresti uscire alla svelta, o almeno a me succede così, finisce che l’attenzione ti si agganci a un filo, un filo per non perderti.
Il mio filo, a un certo punto, senza che me ne accorgessi davvero, è stato quello degli artisti africani e della diaspora africana fino agli africani-americani. Sarà perché almeno di questi ultimi già sapevo qualcosa, alcuni nomi non mi erano ignoti, e quindi il mio interesse era sveglio (uno scultore nero occupa l’intero padiglione ufficiale degli Stati Uniti sotto il titolo “Liberty/Libertà”). Sarà perché tutti loro, uomini e donne, sono obiettivamente interessanti, hanno cose da dire, storie da raccontare.
O così sembra a me (e non sono affatto un terzo-mondista, neanche loro lo sono del tutto, spesso hanno l’inevitabile sguardo londinese o newyorkese, vivendo a Londra o New York). Qui sotto metto alcuni appunti fotografici personali, e comunque – mica li ho visti tutti, mica mi sono accorto di tutti.
Ah già, dimenticavo, il tema generale della Biennale è “May You Live in Interesting Times” – speriamo bene.

John Akomfrah (Accra, Ghana; London), “The Elephant in the Room – Four Nocturnes”, 2019, video.

Lynette Yiadom-Boakye (London, of Ghanaian descent), “Just Amongst Ourselves”, 2019.

Zanele Muholi (South Africa), “Somnyama Ngonyama: Hail the Dark Lioness”, 2012-in corso.

Tavares Strachan (Bahamas; New York), “Robert Henry Lawrence Jr.”, 2018 (“no coons on the moon”).

Kahlil Joseph (Los Angeles), “BLKNWS”, 2018-in corso, video.

Kahlil Joseph (Los Angeles), “BLKNWS”, 2018-in corso, video.

Henry Taylor (Los Angeles), “Remember the Revolution #1”, 2004.

Henry Taylor (Los Angeles), “Hammons Meets a Hyena on Holiday”, 2016.

Martin Puryear (U.S. Pavilion), “A Column for Sally Hemings”, 2019.

Martin Puryear (U.S. Pavilion), “Big Phrygian”, 2010-2014.

Cosmas Shiridzinomwa (Harare, Zimbabwe), “Violent Discussions”, 2019.

Cosmas Shiridzinomwa (Harare, Zimbabwe), “Fruitless Discussions”, 2013.
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Categorie:cultura di massa
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