Anche il giovane Irving Berlin scrisse una canzone contro la guerra, nel 1914. Il titolo è Stay Down Here Where You Belong. Non è granché, come song, per uno che era già diventato una star internazionale con Alexander’s Ragtime Band. Il plot è arzigoggolato, una conversazione del diavolo con suo figlio. Il figlio vuole salire nel mondo per divertirsi un po’, ma il padre gli dice: è meglio se resti quaggiù, perché lassù sono incivili, non sanno distinguere il bene dal male, sono diavoli peggio di me. Il testo completo è in calce al post, ma i versi cruciali sono questi:
Per compiacere i loro re sono andati tutti in guerra
E non ce n’è uno che sappia perché sta combattendo
E naturalmente è cruciale il titolo, di fatto uno slogan neutralista nell’America di quei giorni: stattene qui a casa tua, lasciali perdere.
Poi, nel 1917, Irving fu arruolato nell’esercito per fare il suo mestiere. Cioè per scrivere canzoni che ora, com’è ovvio, erano canzoni patriottiche. Il Sergente Berlin preparò un musical di successo per le truppe che si concludeva con We’re on Our Way to France – proprio là dove il diavolo non voleva. Fu allora, fra l’altro, che compose un pezzo che decise di non usare, e che avrebbe pubblicato vent’anni dopo adattandolo ai nuovi tempi. Era God Bless America che, con la Seconda guerra mondiale, sarebbe diventato una specie di ufficioso inno nazionale.
Ma la faccenda non finisce qui. Più avanti nella carriera, Berlin mise quella giovanile intemperanza fra le sue cose poco riuscite, che lo imbarazzavano, che non voleva più sentire (non aveva tutti i torti). A imbarazzarlo ci pensò Groucho Marx che la eseguì spesso in pubblico, soprattutto in presenza dell’amico Irving, quasi una irritante persecuzione e, per lui, un’ossessione: “La canzone mi aveva sempre affascinato (ci vorrebbe probabilmente un analista per spiegare il perché) e diventai l’unica persona, con la possibile ma improbabile eccezione dell’autore, a ricordarne parole e musica”.
Nel 1971 Groucho la eseguì in televisione al Dick Cavett Show, un talk show di seconda serata della ABC, riferendola esplicitamente alla guerra in Vietnam che stava infuriando (qui c’è il video dello show). A Cavett raccontò la storia della sua tenzone con Berlin. Irving, dice Groucho, è il più grande songwriter americano, e in questa canzone è stato buon profeta. Ma non la sopporta, così gliela canto ogni volta che lo incontro. Si è pure offerto di pagarmi 100 dollari per ogni volta che non l’avessi cantata.
Della storia c’è anche la versione di Irving, in una sua lettera, che conferma quella di Groucho. “C’è una canzone che ho scritto durante la Prima guerra mondiale intitolata Stay Down Here Where You Belong di cui Groucho conosce tutto il testo. Ogni volta che mi vede, mentre io cerco di atteggiarmi a bravo songwriter, lui assume un atteggiamento aggressivo e me la canta. Gli ho chiesto quanti soldi voleva per non farlo ma finora non si è fatto corrompere”. La lettera è del 1956, la faccenda andava avanti da parecchio tempo.
Stay Down Here Where You Belong (1914, parole e musica di Irving Berlin)
- Down below, down below,
- Sat the Devil talking to his son
- Who wanted to go up above, up above.
- He cried, “It’s getting too warm for me down here and so
- I’m going up on Earth where I can have a little fun.”
- The Devil simply shook his head and answered his son:
- Stay down here where you belong,
- The folks who live above you don’t know right from wrong.
- To please their kings they’ve all gone out to war,
- And not a one of them knows what he’s fighting for.
- Way up above they say that I’m a Devil and I’m bad;
- Kings up there are bigger devils than your dad;
- They’re breaking the hearts of mothers,
- Making butchers out of brothers;
- You’ll find more hell up there than there is down below.
- Kings up there, they don’t care
- For the mothers who must stay at home,
- Their sorrows to bear;
- Stay at home, don’t you roam.
- Although it’s warm down below, you’ll find it’s warmer up there.
- If e’er you went up there, my son, I know you’d be surprised,
- You’d find a lot of people who are not civilized.
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