Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

La Corte suprema (cattolica) degli Stati Uniti / 2

Entrambe le candidate più accreditate a succedere a Ruth Bader Ginsburg, di religione ebraica, sono giuriste e magistrate cattoliche. Se il presidente Trump nominerà davvero una di loro due, Amy Coney Barrett o Barbara Lagoa, la scelta rafforzerà ulteriormente la presenza cattolica nell’istituzione del governo federale in cui i cattolici sono più forti, anzi proprio dominanti, la Corte suprema appunto. 

Ben 5 dei supremi giudici attualmente in carica sono cattolici, diventerebbero 6 su nove. E’ cattolico il Chief Justice, John Roberts. A lui si aggiungono l’italo-americano Samuel Alito e Clarence Thomas, il giudice afro-americano tornato da adulto alla Chiera romana in cui era nato; e poi Sonia Sotomayor e l’ultimo arrivato, l’ex chierichetto educato dai gesuiti Brett Kavanaugh. Altri due giudici sono ebrei, Stephen Breyer e Elena Kagan; erano tre con Ginsburg. E infine c’è Neil Gorsuch, un protestante per molti versi anomalo, un fedele della chiesa episcopale cresciuto cattolico e anch’egli, come Kavanaugh, educato dai gesuiti.Nell’ultimo decennio, dalle dimissioni di John Paul Stevens nel 2010 fino alla nomina trumpiana di Gorsuch nel 2017, la Corte non ha avuto un solo protestante fra i suoi membri. 

L’ondata cattolica che ha travolto la Corte suprema dagli anni ottanta del Novecento è un prodotto del conservatorismo repubblicano. Ha cominciato il presidente Reagan nominando a suo tempo Antonin Scalia (deceduto nel 2017) e Anthony Kennedy (ora in pensione). Bush padre e Bush figlio hanno lasciato in eredità Thomas, il Chief Justice Roberts e Alito. Infine con Trump è entrato Kavanaugh – e ora stiamo a vedere. 

E’ un paradosso che siano stati i repubblicani a favorire questo cambiamento epocale, visto che i cattolici americani, in particolare i figli delle vecchie migrazioni irlandesi, italiane, polacche sono stati storicamente vicini al partito democratico, comprese le sue correnti più progressiste. Sono stati i democratici a produrre l’unico presidente cattolico, John Kennedy, e il primo vice-presidente che potrebbe anche diventare il secondo presidente cattolico, Joe Biden (l’attuale vice-presidente repubblicano Mike Pence si autodefinisce un “born-again, evangelical Catholic”). La prima nomina cattolica all’alta corte da parte di un presidente democratico, Barack Obama, è andata alla liberal Sonia Sotomayor, figlia della più recente migrazione ispanica, nel caso specifico portoricana. 

Il punto è che, in tutte queste operazioni, le preferenze politico-ideologiche sembrano aver avuto la precedenza su quelle religiose. E così mentre la destra protestante, soprattutto quella evangelica, avrebbe preferito avere qualcuno dei suoi nell’augusto consesso, non ha trovato seri motivi per opporsi alle nomine cattoliche conservatrici dei repubblicani. Con la loro filosofia si è trovata e si trova abbastanza bene, anche se qualcuno di loro ha dirazzato, in modo particolare l’imprevedibile Anthony Kennedy. Quello che, per dire, nell’anno 2015 ha dato al paese la sorprendente sentenza sulla legittimità del same-sex marriage.

Dal punto di vista religioso, la Corte suprema non assomiglia all’America. D’altra parte, non l’ha mai rispecchiata da nessun punto di vista, né è chiamata a farlo. E’ stata a lungo, questo sì, come molte altre istituzioni, uno specchio dell’establishment. E’ stata esclusivamente maschile fino alla nomina di Sandra Day O’Connor nel 1981. E’ stata bianca fino al primo giudice nero, Thurgood Marshall, nel 1967. E’ stata cristiana fino alla nomina del primo giudice ebreo, Louis Brandeis, nel 1916. Ed è stata un corpo protestante per gran parte della sua storia. Con un pizzico di cattolici qua e là.

I due unici cattolici ottocenteschi non avevano nulla a che fare con le immigrazioni dei loro correligionari europei di allora. Appartenevano a famiglie di piantatori schiavisti delle enclave cattoliche del Maryland il primo, della Louisiana il secondo. E come tali si comportarono. Il primo, Roger B. Taney, fu a lungo Chief Justice ed è noto soprattutto per la sentenza Dred Scott del 1857, in cui si dice che i neri sono esseri inferiori. Il secondo, Edward Douglass White, è noto per essersi schierato a difesa della segregazione razziale nella sentenza “separati ma eguali” del 1896.

Dopo White c’è sempre stato un cattolico nella Corte, con una breve interruzione intorno al 1950. Ma sempre con qualche nervosismo. La Costituzione vieta di sottoporre a test religiosi chi occupi una carica pubblica. Ma test informali, per i cattolici, si sono fatti. Si son fatti per il candidato-presidente Kennedy e, prima, di sicuro per un paio di possibili supremi giudici. Sapranno tener separata la loro fede dalle loro decisioni? (Per qualche motivo, si suppone che i protestanti non abbiano questo problema, immagino perché non “papisti”.) La domanda ha accompagnato la nomina di Francis Murphy nel 1940 e di William Brennan nel 1956; Brennan si è poi rivelato un separazionista intransigente. In qualche modo, sembra che la stessa domanda stia ora accompagnando alcune delle candidate trumpiane, devote cattoliche, non in quanto cattoliche ma in quanto troppo devote. 

Nel corso del Novecento si parlava dunque dell’esistenza informale, in nome della diversità,  di un “seggio cattolico” nella Corte. Da qualche decennio si può invece parlare di una “Corte cattolica”? E qualcuno, in nome della diversità, afferma la necessità di mantenere almeno un “seggio protestante”.

Categorie:costituzione, religione

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