Quando ero al liceo, mezzo secolo fa, il prof di storia ci diceva: leggete i Buddenbrook, leggete Guerra e pace, leggete L’educazione sentimentale, leggete Cuore di tenebra, rileggete per conto vostro I promessi sposi. Meglio i romanzieri degli storici per capire la storia. Ma attenti ai titoli delle letture consigliate, così prestigiosi, perché in realtà voleva dire e spesso lo specificava: meglio i grandi romanzieri, di romanzi esplicitamente storici ma anche no, profondi e complessi e affascinanti, di molti mediocri libri di storia, o meglio di molti storici – perché gli storici che pensano di avere la vocazione sono tanti, ma gli eletti sono pochi.
Sapeva bene che trovare fra gli storici un Thomas Mann, un Tolstoi, un Flaubert, un Conrad, un Manzoni – cioè, trovare uno storico che fra gli storici abbia la stessa statura che questi scrittori hanno fra gli scrittori, che possa competere con loro, non è così facile. Quanti mai potranno essere, nei secoli dei secoli? Fare il paragone fra Guerra e pace e un titolo qualunque nello scaffale di storia della Libreria del Corso, è sleale più che avventato. Ma anche fare il paragone fra Thomas Mann e il giornalista storico best seller del momento, no? E infatti il vecchio prof non li faceva neanche, questi paragoni, semmai diceva: leggete i grandi storici, leggete Benedetto Croce (era crociano).
D’altra parte c’è fiction e fiction, così come ci sono storici e storici. Per dire di una lettura dei miei tempi: che fare di un Salgari? Appassionante, quando lo leggevo da bimbo, ora davvero non saprei, non voglio neanche riprovarci. Ma certo non una guida alle giungle malesi o sulle selve ardenti del Far West. Magari apre qualche spiraglio sulle fantasie orientaliste della provinciale Italia, spiraglio prezioso senza dubbio – ma solo per chi è stato educato a riconoscerlo e ad apprezzarlo. Cioè, per leggerlo utilmente, dal nostro punto di vista, c’è bisogno della storia, della conoscenza storica, del contesto storico, della critica storica, di un buon storico che dia una mano a decodificare.
Siamo sicuri che non sia così anche per Flaubert e Conrad o per chi altri oggi li sostituisca nel canone delle letture storicamente sensibili, colte o anche solo middle brow? Si possono leggere costoro (utilmente dal nostro punto di vista) senza avere già confidenza con la storia e, almeno un po’, con le trappole intellettuali e politiche delle interpretazioni storiografiche? Senza quindi farsi abbindolare del tutto dal piacere della narrazione e dal patto di sospensione di incredulità? C’è del paternalismo nel dire: questi romanzieri sono meglio degli storici, senza avvertire che solo chi possiede gli strumenti della storia può dirlo in buona coscienza. E senza aggiungere: anche voi state in guardia.
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