Se gli eventi in corso non avessero conseguenze così importanti, se le vicende non fossero così sgradevoli e penose, se il clima non fosse così lacrimevole, se non fossimo tutti molto seri e corretti, si potrebbe dire che nella commissione giustizia del Senato degli Stati Uniti si stia assistendo a un tuffo nel passato, a una rievocazione dei tempi di Animal House. Cioè degli anni in cui il film è uscito, il 1978, diretto dal grande John Landis con il grande John Belushi nella parte di Bluto Blutarsky. E degli anni in cui il film è ambientato, nei primissimi 1960s che continuano a sapere di 1950s.
Dalla letteratura nata intorno alle audizioni senatoriali sul giudice Brett Kavanaugh, nominato da Trump a un posto nella Corte suprema, e alle accuse di molestie sessuali che gli sono piovute addosso da varie parti riguardanti il suo passato – in effetti il suo lontano passato di teenager – emergono un paio di dettagli interessanti. Che non riguardano di per sé la colpevolezza o l’innocenza di Kavanaugh, su questo vorrei usare le parole di Ian Buruma, il direttore della New York Review of Books stupidamente estromesso dalla direzione per aver pubblicato e difeso proprio con queste parole un articolo controverso: “I’m no judge of the rights and wrongs of every allegation”. Ma che gettano luce su aspetti dell’educazione sentimentale (si fa per dire) dei giovani maschi dell’elite bianca nelle scuole private single-sex dei primissimi anni 1980s che, malgrado il femminismo e tutto, assomigliano molto ai 1950s.
Un primo dettaglio di quando nessun #metoo si metteva di traverso a far prediche o lanciare scomuniche, è raccontato in un pezzo su The Atlantic che si può leggere qui. Un compagno di scuola e di sbronze di Kavanaugh (l’ormai notissimo Mark Judge) nel liceo privato maschile frequentato da entrambi negli anni 1980s a Washington (la cattolica Georgetown Preparatory School), poteva far scrivere nella sua pagina dell’annuario dell’istituto (il facebook di allora): “Certain women should be struck regularly, like gongs”, certe donne dovrebbero essere colpite/picchiate regolarmente, come i gong. E’ una citazione da una commedia dello scrittore britannico Noël Coward. Ma il punto cruciale è questo: a parte i ragazzotti, nessun adulto nella scuola gestita dai padri gesuiti, nessun insegnante o dirigente o curatore dell’annuario, ci trovò nulla da ridire. Questa era la normalità nell’età dell’oro pre-correttezza politica.
Il secondo dettaglio me lo suggerisce un articolo su Slate, che si può leggere qui. Se ne trovano i segni anche nella testimonianza di ieri in commissione giustizia di Christine Blasey Ford, una delle accusatrici di Kavanaugh. Ford dice di aver subìto da parte del giovane Kavanaugh un tentativo di stupro ai tempi della scuola (lei frequentava la privata femminile Holton-Arms School). Messa sotto e trattenuta con la forza, la bocca chiusa con la mano, i vestiti strappati di dosso. E poi le risate, le risate del futuro giudice e del solito Mark Judge, sbronzi tutti e due. “Ridevano fra di loro”, racconta ai senatori. “Due amici che si divertivano un sacco fra di loro”. Ridevano fra di loro. Che si creda o meno a questa storia, corrisponde a un modello conosciuto. Con il perpetratore impegnato in una performance dettata non tanto dalla soddisfazione violenta di un impulso sessuale con una donna – quanto dal desiderio di compiacere un pubblico di uomini. Di mostrarsi cool con i bros, di conquistarne l’approvazione.
Kavanaugh sostiene di aver attraversato da vergine tutta l’adolescenza. E’ ben possibile che sia così. Evocazioni di gong e presunte pratiche di umiliazione non sono incompatibili con questa sventura. Appartengono a una omosocialità tossica di maschi interessati a corteggiare altri maschi mettendo in scena la crudeltà verso le donne. Un certo tipo di educazione sentimentale.
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