Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

ll trionfo dei gun rights e la presidenza Obama

 

26156959Pubblicato su “Il Mulino”, 5/16 (ottobre 2016), “Obama: un bilancio”, pp. 797-804

Un movimento conservatore di successo. ll trionfo dei gun rights

Non essere riuscito a far approvare in Congresso una legge sul controllo delle armi da fuoco – questo è il rimpianto principale di Obama ora che si avvia a concludere la presidenza. Lo ha ripetuto spesso, con crescente impazienza, dopo ogni mass shooting. Lo ha detto in una intervista alla BBC dell’anno scorso: è l’area in cui si è sentito “più frustrato e più ostacolato”. L’ostacolo principale è stato, a suo dire, il partito repubblicano maggioritario alla Camera dal 2010 e in Senato dal 2014, difensore intransigente dei gun rights dei cittadini. Persino i tentativi di mettere al bando i fucili d’assalto all’inizio del 2013, subito dopo il massacro nella scuola elementare di Sandy Hook, in Connecticut, si sono arenati in poche settimane. Prima ancora di incontrare il sicuro “no” della Camera repubblicana, morirono in Senato bocciati dai repubblicani e da alcuni democratici degli stati del West, dove l’ostilità popolare al gun control e l’influenza della National Rifle Association sono assai rilevanti. Queste maggioranze abbastanza bipartisan, e le loro ragioni, suggeriscono tuttavia come gli ostacoli ai desideri obamiani siano più d’uno, e più complessi della sola testardaggine ideologica del partito di opposizione.

Anche Obama, naturalmente, sa bene che le cose sono più complesse. In un emozionato discorso del gennaio 2016, il presidente è ritornato sull’argomento. Per superare la paralisi legislativa, ha annunciato alcune misure amministrative che gli sono consentite (o almeno così sostiene la Casa bianca) sotto forma di executive orders. Ma soprattutto ha invitato i cittadini a farsi sentire alle elezioni, a sconfiggere la gun lobby con il voto. E poi ha guardato al futuro e al lungo periodo, visto che il passato e il presente non gli sono di troppa consolazione. Ha paragonato il movimento per il gun control ad altri movimenti storici e ha profetizzato che il successo verrà:

“Non sarà facile, non ci sarà nel giro di una notte. Non ci sarà in questa tornata congressuale. Non ci sarà sotto la mia presidenza. Ma ci sono un sacco di cose che non accadono nel giro di una notte. Il diritto delle donne al suffragio non è stato conquistato in una notte. La liberazione degli africani-americani non è avvenuta in una notte. I diritti LGBT – ci sono voluti decenni di lavoro. Quindi solo perché non è facile, non è una buona scusa per non provarci”.

Il successo verrà – prima o poi, chi lo sa. Ma qui è la logica storica di Obama che non funziona, che sembra fuorviante. La storia dei gun rights e del gun control negli Stati Uniti contemporanei dovrebbe essere raccontata nel verso giusto. E non è la storia di una riforma progressista incompiuta o fallita, come la racconta l’attuale presidente. Non è la storia del fallimento degli sforzi federali di regolare un diritto dei cittadini a possedere e portare armi, un diritto che sarebbe esistente e fondato su un pezzo della Costituzione – quel Secondo emendamento che è il passaggio cruciale di tutta l’odierna diatriba e che dovrebbe essere giudicato antiquato e anacronistico, e messo in discussione. Tutto il contrario. E’ piuttosto la storia di una riforma conservatrice riuscita. E’ la storia del successo di un movimento per la graduale riduzione dei controlli sulle armi in mani private e per la costruzione politica, legale e culturale di un nuovo diritto individuale costituzionalmente protetto, un diritto che prima non c’era – e che non ha alcun serio rapporto con la lettera e lo spirito del testo costituzionale originario da cui viene fatto derivare.

Insomma, sotto la presidenza Obama non c’è stato il fallimento del gun control quanto piuttosto l’affermazione, o meglio una accelerazione nell’affermarsi dei gun rights. Ed è il movimento per i gun rights che, per capirne qualcosa, qualunque cosa se ne pensi, può e deve essere paragonato agli altri movimenti per i diritti civili, dei neri, delle donne, dei gay. Non è chiaro se Obama l’abbia davvero capito, se abbia superato il pregiudizio paternalista ed elitario mostrato all’inizio della sua avventura nazionale, da candidato nelle primarie del suo partito nell’aprile 2008. Quando in privato, ma in una conversazione diventata pubblica, disse degli americani working-class in difficoltà economiche e con tendenze conservatrici: “Diventano rancorosi, si aggrappano alle armi o alla religione o all’antipatia per gente diversa da loro o a sentimenti anti-immigrati o anti-libero commercio per spiegare le loro frustrazioni”. They get bitter, they cling to guns or religion: la frase è diventata celebre e, del tutto comprensibilmente, è stata rovesciata in una affermazione di orgoglio. Ci sono t-shirt pro-gun che proclamano “Proud Bitter Clinger”.

Il gun control è cosa antica e tradizionale negli Stati Uniti… continua a leggere qui

proud_bitter_clinger_light_tshirt

Categorie:Barack Obama, Cultura politica

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