[Tratto e tradotto dal discorso sullo Stato dell’Unione del presidente Obama, 12 gennaio 2016. Il testo originale è, fra tanti altri luoghi, anche qui.]
Una politica migliore non significa che dobbiamo essere d’accordo su tutto. Questo è un grande paese, con regioni e mentalità e interessi differenti. Questo è anche uno dei nostri punti di forza. I Fondatori hanno distribuito il potere fra gli stati e i vari rami del governo, e si aspettavano che avremmo litigato, proprio come facevano loro, sulle dimensioni e la forma del governo, sul commercio e la politica estera, sul significato della libertà e sugli imperativi della sicurezza.
Ma la democrazia richiede che ci siano degli elementari vincoli di fiducia fra i cittadini. Non funziona se pensiamo che chi non è d’accordo con noi è spinto da motivi malvagi, o che i nostri avversari politici non sono patrioti. La democrazia si paralizza senza la disponibilità al compromesso; o quando si contestano persino i fatti assodati, o si ascolta solo chi è d’accordo con noi. La vita pubblica appassisce quando ottengono attenzione solo le voci più estreme. Soprattutto, la democrazia collassa quando le persone normali sentono che la loro voce non conta; che il sistema è truccato a favore dei ricchi o dei potenti o di interessi ristretti.
Troppi americani oggi la pensano così. […] Se vogliamo una politica migliore non è sufficiente cambiare un deputato o un senatore o persino un presidente; dobbiamo cambiare il sistema affinché rifletta la nostra parte migliore.
Dobbiamo smetterla con la pratica di disegnare i collegi elettorali in modo tale che sono i politici a scegliersi gli elettori, e non il contrario. Dobbiamo ridurre l’influenza del denaro in politica, affinché non sia una manciata di famiglie e interessi occulti a finanziare le elezioni – e se l’approccio esistente al finanziamento delle campagne elettorali non è accettabile dai tribunali, dobbiamo darci da fare per trovare una vera soluzione. Dobbiamo rendere l’atto del voto più facile, non più difficile, e modernizzare i sistemi di voto. E nel corso di quest’anno intendo girare il paese per promuovere riforme che facciano proprio questo
Ma non posso fare queste cose da solo. I cambiamenti della prassi politica – non solo di chi viene eletto ma anche di come si viene eletti – ciò accadrà solo quando sarà il popolo americano a pretenderlo. Dipenderà da voi. Questo è ciò che significa un governo del popolo, da parte del popolo, per il popolo.
Quello che chiedo è impegnativo. E’ più facile essere cinici; convincersi che cambiare è impossibile, che la politica è senza speranza, che la nostra voce e le nostre azioni non contano. Ma se rinunciamo ora, rinunciamo a un futuro migliore. Chi ha denaro e potere avrà più controllo su decisioni che potrebbero mandare un giovane soldato in guerra, o consentire un altro disastro economico, o far tornare indietro diritti civili e politici per i quali hanno combattuto, e persino dato la vita, generazioni di americani. Se la frustrazione cresce, ci saranno voci che ci spingeranno a dividerci in tribù, a cercare capri espiatori in concittadini che sono diversi da noi, che non pregano come noi, o non votano come noi, o non condividono la nostra stessa estrazione sociale.
Non possiamo permetterci di imboccare questa strada. Non ci darà l’economia che vogliamo, o la sicurezza che vogliamo, ma soprattutto contraddice tutto ciò che fa di noi l’invidia del mondo.
Così, concittadini miei, qualunque sia il vostro credo, sia che preferiate un partito o nessun partito, il nostro futuro collettivo dipende dalla vostra disponibilità a esercitare i doveri della cittadinanza. Votate. Dite la vostra. Lottate per gli altri, specialmente i deboli, specialmente i vulnerabili, ben sapendo che ciascuno di noi è qui solo perché qualcun altro, da qualche parte, ha lottato per noi. Restate attivi nella vita pubblica affinché essa rifletta la generosità e l’onestà e l’ottimismo che vedo ogni giorno nel popolo americano.
Non sarà facile. Il nostro tipo di democrazia è esigente.
- This conspiracy theory thing makes me paranoid
- Al di sotto della politica presidenziale, i democratici americani sono un po’ un disastro
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