Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Atei americani

Reply-Brandon-AdamsNella vita pubblica americana, è l’ateismo l’ultimo tabù? Non c’è un solo ateo in chiaro in Congresso, anche se si sospetta che ce ne siano una trentina nascosti. Recentemente l’ex-deputato Barney Frank si è dichiarato tale ma, appunto, dopo aver lasciato il seggio. Non ne ha mai parlato prima, dice, perché non era politicamente rilevante. Per anni ha prestato giuramento ignorando la formula “so help me God”, come è perfettamente legittimo secondo la Costituzione, ma nessuno ci ha fatto caso. Inoltre, aggiunge, ha evitato la parola “ateo” perché è una harsh word, sgradevole, ostile: “alla gente suona come un ripudio, un’abiura – suona aggressiva”. E’ importante ricordare che Frank (Democratico del Massachusetts, per 32 anni un autorevole campione liberal nella Camera dei rappresentanti) è stato tutt’altro che timido sugli aspetti controversi della sua vita privata. Nel 1987 è stato il primo congressman a venir fuori come omosessuale, e nel 2012 il primo a sposare il suo compagno mentre era ancora in carica. Insomma, era più facile fare coming out come gay 25 anni fa che farlo oggi come ateo – ovvero, per usare un termine meno aggressivo, come non-credente?

In parte è così, anche se le cose stanno lentamente cambiando. La storia pesa, in questo. Sette costituzioni statali continuano ad avere clausole che bandiscono chi nega l’esistenza di Dio o di un Essere Supremo dalle cariche istituzionali, in alcuni casi anche dal servire come giurato o testimone in tribunale – ma le clausole sono di fatto dimenticate. Storicamente, anche gli elettori sono stati piuttosto riluttanti a votare degli atei. Ma oggi almeno una maggioranza del 54% lo farebbe, in notevole crescita rispetto al 40% del 1978, per non dire del 18% nel 1958; e questa maggioranza sale al 70% nei giovani d’età compresa fra 18 e 29 anni (Gallup). Anche gli americani che dicono di non credere in un essere superiore stanno crescendo: sono quasi il 6% della popolazione, cioè più di 13 milioni di persone, rispetto al 3,8% di appena cinque anni fa (Pew Research Center). L’aumento di atei e agnostici è parte di un processo più ampio di secolarizzazione; gli americani che, pur definendosi genericamente religiosi o spirituali, non si riconoscono in alcuna confessione specifica sono oggi il 14%, circa 33 milioni.

E tuttavia non è un processo facile, l’allontamento individuale e individualista dalle religioni organizzate, e tanto più l’adozione pubblica e politica di quella harsh word – ateo. Per mille motivi, mille volte discussi. Nel caso degli Stati Uniti, sottolinerei con vigore la loro dimensione di nazione di immigrati, multietnica e quindi pluri-religiosa. Qui (come, sospetto, in altre società di immigrazione) la confessione religiosa è un segno forte di appartenenza alla comunità in cui si nasce, una componente dell’identità storica di gruppo – che si è trasferita dal vecchio al nuovo mondo, che nel viaggio di trasferimento in un ambiente estraneo si è rafforzata, e che ha radici più persistenti di quelle della nazionalità. Di nuovo è Barney Frank, il nipote di immigrati ebrei russi e polacchi Barney Frank, a suggerire questa interpretazione. Dice: “essere ebreo mi ha complicato le cose, perché con tutto l’anti-semitismo in circolazione, non volevo dare l’impressione che mi stessi separando dal giudaismo”. Essere ebreo, dice, è parte della sua identità, anche se non va in sinagoga per le feste comandate; non sbandierare il suo ateismo è servito a proteggerla. E’ ateo, ma è un Jewish atheist.

E questo è the Honorable Pete Stark, ritenuto dalla Secular Coalition for America il primo (e, mi sembra, unico) congressman apertamente ateo nella storia del Congresso federale. Alla Camera dal 1972, per quarant’anni rappresentante Democratico della California settentrionale, ha fatto coming out nel marzo 2007. La sua uscita pubblica è stata facilitata dal fatto di avere alle spalle una lunga e solida carriera e di essere eletto in un collegio “sicuro” – be’, diciamo, sicuro fino al 2012, quando è stato infine sconfitto per un pugno di voti. Inoltre la California è probabilmente lo Stato meno religioso del paese, o almeno quello in cui gli elettori considerano la religione meno rilevante nel valutare i candidati. L’immigrazione, tuttavia, potrebbe cambiare le cose. Secondo un analista di San Francisco, “abbiamo una popolazione di Latinos in rapida crescita, e per loro la religione e le questioni religiose sono importanti”. Comunque, anche nel momento del coming out, Stark non è sfuggito al paradigma dell’identità confessionale. Si è infatti definito “un Unitariano che non crede in un Essere Supremo”. E’ insomma un Unitarian atheist (o nontheist – come dice con più delicatezza il poster celebrativo qui sotto).

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Categorie:Cultura politica, Immigrazione, religione

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