Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Grillo in America

05 - Beppe Grillo - BackE’ un fascista in drag? Un avatar di Toni Negri? Un pazzo furioso riformatore? Riassumo e traduco alcune reazioni americane alla crescita del Movimento 5 Stelle e al successo di Beppe Grillo – provenienti da fonti online meno mainstream di quelle solite, eccentriche. Ovvero da commentatori che mi hanno incuriosito. Comincio da due webmagazine molto politici, di tendenza politica estremamente opposta. Concludo con un paio di osservazioni meno impegnative da siti meno grunt.

Sull’arci-conservatore American Thinker, Grillo è un fascista che fa finta di essere un comico, o un comico che fa finta di essere un fascista. Può darsi che sia un clown, ma la sua popolarità significa che l’Italia è ora esposta a una follìa che, la storia insegna, ha già distrutto una volta il paese. Ma il vero colpo duro è un altro. “E’ possibile che Beppe sia un agente di influenza per conto dei mullah iraniani”. Un precedente post svela l’allusione. “Dopo aver sposato la moglie iraniana, per qualche miracolo, Beppe è diventato improvvisamente un sacco più ricco”. Si è dato alla politica, ha comprato lo yacht, la Ferrari, tre ville. Suo suocero è un grande imprenditore in Iran; è possibile che le Guardie della Rivoluzione gli rendano la vita difficile se non convince il famoso genero “to run a pro-Iran line in Italy”. “O forse la moglie di Beppe è una True Believer in Ahmadinejad e nel ritorno del Dodicesimo Madhi dopo l’Armageddon nucleare?”

Sull’ultra-radicale Counterpunch, Grillo è tutt’altra cosa. Forse una specie di succedaneo di Toni Negri? Certo il suo movimento non può essere definito di sinistra  o operaio, ma neanche di destra. In fin dei conti, raccoglie il voto contro i partiti e le strutture di potere esistenti, a favore di un programma che include il default unilaterale del debito pubblico, la nazionalizzazione delle banche, e il reddito di cittadinanza garantito. E ciò è molto vicino a quanto sostenuto da Negri e Michael Hardt nei loro libri. I partiti di sinistra italiani, compresi quelli più di sinistra, non si sono mai battuti contro l’uso del debito pubblico per imporre l’austerità e distruggere i diritti sociali e i diritti dei lavoratori, non hanno mai chiesto misure radicali come quelle invocate da Grillo da una parte e da Negri dall’altra. “Dal momento che il primo è una grossa personalità mediatica con un partito, e il secondo è considerato l’anti-Cristo, mai nominato sui media italiani, i voti sono andati a Grillo”.

Su altri siti ci sono toni più leggeri, con tentativi di comparazioni americane. Le cose che colpiscono di Grillo, non sorprendentemente, sono il suo vecchio mestiere di comico, il suo rifiuto dei media tradizionali, dei dibattiti, delle interviste, e invece l’uso dei social media. Su ArtInfo.com, si suggerisce che la personalità statunitense più vicina potrebbe essere il comedian e talk show host televisivo Stephen Colbert, che con la sua satira corrosiva è riuscito ad avere un notevole seguito fra i simpatizzanti di sinistra, anche organizzando manifestazione pubbliche. Ma è impensabile che sia eletto ad alcunché – “gli unici attori che eleggiamo sono cattivi da b-movie e star di film d’azione”. Per un articolo di Slate.com, progetti analoghi negli Stati Uniti di costruire nuovi partiti via web sono falliti perché messi in pratica da gruppi moderati senza fuoco nelle vene. Per realizzare l’impresa, le persone ragionevoli sono inutili. Ci vogliono maniaci freddamente furiosi. “Il cambiamento politico viene dai pazzi, non dai centristi”.

Post Scriptum. Grillo, Obama, Occupy Wall Street? Quali paragoni possibili? Due interventi, di Martino Mazzonis qui e di Guido Moltedo qui.

Categorie:Electoral process, mass media, partiti, Radicalism

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