
John Trumbull, Brutus and His Friends at the Death of Lucretia (1777), Yale University Art Galley.
Leggendo il bel libro di Silvia Panichi, Roma antica e la nuova America. Come il mito di Lucrezia e l’idea di repubblica varcarono l’Oceano (Donzelli 2018), ho imparato un po’ più di cose su una storia che conoscevo solo pigramente.
La storia di Lucrezia è abbastanza nota, qui raccontata nella versione trasmessa da Tito Livio. Siamo nella Roma del VI secolo avanti Cristo, la Roma dei re, anzi del settimo re, Lucio Tarquinio detto il Superbo. Lucrezia, bella e casta moglie del generale Collatino, viene stuprata dal figlio del re, Sesto Tarquinio, peraltro un amico di famiglia, mentre il generale è lontano impegnato nelle guerre etrusche. Sentendosi disonorata, la donna si uccide trafiggendosi il cuore con un pugnale di fronte al padre, al marito e a due loro compagni, Bruto e Valerio. Prima di morire chiede vendetta. Gli uomini giurano di vendicarla e innescano una ribellione che fa cadere la monarchia. Il settimo re sarà l’ultimo re. Nel 509 a.C. Roma diventa una repubblica.
La storia è probabilmente leggenda, ma è talmente esemplare e nitida da diventare un mito, un mito politico. Un potente mito sulla nascita della repubblica, che evoca e sorprende, che affascina e impegna pensatori e artisti, drammaturghi, poeti, pittori nei secoli a venire. Nel periodo a cui si riferisce questo libro, all’alba della nostra modernità, ne parlano in molti, a cominciare da Machiavelli e Shakespeare. E’ l’oggetto, spesso voyeristicamente centrato sul florido seno e sul corpo seminudo della splendida donna al momento dell’orgoglioso suicidio, dei dipinti di Botticelli e Tiziano, di Artemisia Gentileschi e Guido Reni. Nella seconda metà del Settecento lo si ritrova nelle opere dell’inglese Gavin Hamilton e dell’americano John Trumbull – avendo infine attraversato l’oceano.
Ma ora c’è qualcosa di diverso. In Hamilton e Trumbull infatti la scena si sdoppia, e accanto alla donna acquista rilevanza visuale il giuramento degli uomini. In entrambi, i gruppi maschili alla destra di chi guarda sono protesi a promettere un’azione comune e spostano l’attenzione su se stessi, distogliendola dal suicidio femminile (cominciano ad assumere la postura che diventerà iconica pochi anni dopo con Il giuramento degli Orazi di Jacques-Louis David). I titoli stessi dei due dipinti sono rivelatori, non più il suicidio o la morte di Lucrezia e basta, come in casi precedenti, bensì La morte di Lucrezia noto anche come Il giuramento di Bruto nel caso di Hamilton (1763-67), e poi Bruto e gli amici alla morte di Lucrezia nel caso di Trumbull (1777). Sottolineare quest’ultima data americana è forse superfluo: nel bel mezzo della rivoluzione di cui Trumbull è partecipe, un anno dopo la Dichiarazione di indipendenza, essa stessa un solenne giuramento repubblicano.
Qui il mito politico si esplicita e, almeno sull’altra sponda dell’Atlantico, almeno per ora, si attiva. Il cambiamento di regime deriva dalla rivolta della virtù repubblicana contro la corruzione morale e politica della monarchia, contro l’abuso di un potere tirannico sulla città che si manifesta infine, in forma acuta e insopportabile, come abuso sessuale sul corpo di una donna, in effetti sul corpo della sposa più onesta. Nell’opera novecentesca del compositore britannico Benjamin Britten, The Rape of Lucretia, si dice che il giovane Sesto Tarquinio tratta l’intera città “come se fosse la sua puttana”, ne ha fatto il suo “bordello”. La nascita della repubblica si fonda dunque sull’azione rivoluzionaria di uomini virtuosi in nome di una donna violata e offesa nell’onore dalla superbia aristocratica di altri uomini – viziosi.
Il punto di vista del racconto, e del mito, è chiaramente maschile. Entrambi i sessi hanno un ruolo attivo nel produrre il drammatico momento di rottura, nel chiedere vendetta e nel farla, ma ciascuno eccelle in quello che la fantasia maschile ritiene il ruolo più adatto. Gli uomini decidono di brandire il pugnale contro l’oppressore e di andare a fondare una repubblica. La donna decide di sacrificare il suo corpo, la sua vita, e usa il pugnale contro se stessa. La repubblica, o la stessa idea di repubblica, sarà dunque maschile?
P.S. Queste note derivano da una discussione sul libro di Silvia Panichi avvenuta venerdì 12 aprile a Mai.Social.Maison Libri, l’ospitale residenza cittadina di Michele Di Gregorio e Giuliano Domenichelli Giorgi, a Pisa. Un’amica, Luciana Piddiu, ha poi aggiunto alcune note di commento che sono pubblicate qui.
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Tag:Gavin Hamilton, John Trumbull, Lucrezia, repubblica