Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Virilità (Manhood)

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Sul Foglio di oggi 24 marzo, in bella evidenza in prima pagina, Giulio Meotti riassume un articolo di Sebastian Junger sulla National Review, in cui lo scrittore e documentarista discute della “questione della virilità” nelle nostre società, ovvero del fatto che l’idea stessa di virilità sia in crisi e sia diventata “moralmente sospetta”. Meotti riporta anche questa citazione: “Nella nostra epoca moderna, come fa un uomo a dimostrare la propria dignità e virilità se non ha figli da allevare e nemici da combattere?”.

Per il momento riesco a leggere solo il titolo del testo originale di Junger, che è “The Anthropology of Manhood” e che mi conferma un ovvio sospetto, e cioè che qui “virilità” traduca “manhood” e non “virility”, e ai miei orecchi le due parole non suggeriscono esattamente la stessa cosa. Manhood mi parla dell’essere maschi adulti, di comportamenti da maschi adulti, ed è obiettivamente difficile da rendere in italiano. Uno dei caratteri della manhood può essere, in certe circostanze ma non sempre, la virility, che mi denota una proiezione proattiva (aggressiva?) con implicazioni sessuali.

Comunque, a parte queste faccende lessicali, due o tre osservazioni veloci, qua e là.

Scrive fra l’altro Meotti. “Secondo Junger, i mass shootings in America potrebbero essere una conseguenza di questo paradosso contemporaneo che nasce dalla presunta eliminazione dei conflitti esterni”. Ciò è curioso nel caso degli Stati Uniti, visto che gli Stati Uniti sono il paese che ha più conflitti esterni del mondo occidentale, che ha avuto e ha, nella storia contemporanea, una (a volte piccola, a volte un po’ più grande) guerra dopo l’altra. Hai voglia di aver “nemici da combattere”.

E ancora. “Fra le società occidentali, scrive Junger, soltanto Israele mantiene un tasso elevato di virilità democratica che si esprime nella gratitudine verso l’esercito”. Ma se l’esercito israeliano è fatto per un terzo di donne (e gli ufficiali lo sono per metà), come la mettiamo? Non lo so, ma immagino che lì le donne manifestino la loro womanhood, non la loro manhood, e che quindi la “virilità democratica” sia qualcosa di più complicato di così.

Infine, più in generale. Discorsi di questo tipo sono ricorrenti in tempo di  apparente pace, e in genere trovano pacificazione nella guerra. Li facevano molti intellettuali europei e americani fra fine Ottocento e inizio Novecento, lamentando la società borghese (bottegaia, pantofolaia, impiegatizia, troppo sicura, addormentante, pacifista) che metteva in crisi le più eroiche virtù maschili. Li faceva per esempio Theodore Roosevelt prima, durante e dopo la sua presidenza. Nessuno di loro, tanto meno il prode Teddy, si dispiacque molto quando arrivò la Grande guerra.

Categorie:violenza

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