In una conversazione, diciamo lite, va’, con amici è venuta fuori questa storia, che ho cercato di chiarirmi per conto mio, da dilettante. Magari mi sbaglio, sono sicuro che c’è di meglio in giro, non ho neanche cercato tanto, se me lo segnalate grazie tante (da leggere veloce, eh – ma dove mi vado a cacciare…).
Siccome la storia si è allungata, la metto in questo blog anche se non c’entra niente con l’America.
In un referendum è normale che nei due schieramenti si ritrovino insieme strani compagni di letto, è nella natura dell’impresa e non serve farne motivo di polemica. Una cosa però si può dire, da un altro punto di vista.
Secondo l’ultimo sondaggio che ho trovato (Ipsos, 30 settembre-1 ottobre) – se si escludono i cittadini indecisi o astenuti che sono ancora numerosi – il No vince sul Sì, 52% a 48%. E va bene così (non per me che voto Sì, ma c’est la vie).
Qui però mi interessa come votano gli elettori delle aree politiche. A votare in maggioranza Sì – sempre escludendo indecisi e astenuti – sono l’81% degli elettori del PD più il 59% di “altri di centro”. A votare in maggioranza No sono l’81% dei 5stelle, il 79% dei leghisti, il 60% di Forza Italia (+ il restante 41% di “altri di centro” e il restante 19% del PD).
La situazione è ancora fluida, ma se resta così mi sembra di capire che il grosso degli elettori e naturalmente la forza propulsiva del Sì (sia in termini organizzativi che politici) sia del centrosinistra con l’aggiunta subordinata di un po’ di centro. Il grosso degli elettori e la forza propulsiva del No è invece del centrodestra e della destra con l’aggiunta subordinata di un po’ di sinistra.
Insomma, di fatto, al di là delle intenzioni, c’è un po’ di centro che si aggrega ai grandi numeri del PD, e un po’ di sinistra che si aggrega ai grandi numeri della destra.
I numeri sono importanti: se davvero vincerà il No, chi gestirà la vittoria del No?
Non è questione di compagni di letto ma, forse, di forza e leadership politica (di egemonia sul risultato?).
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