Avevo fatto un calcoletto amatoriale, poco più di un mese fa, sugli schieramenti politici che si stavano formando sul referendum costituzionale del prossimo 4 dicembre. Ero curioso di sapere chi vota Sì e chi vota No sulla base dell’appartenenza politica e di partito – ovviamente facendo affidamento su quegli strumenti imperfetti che sono i sondaggi di opinione (imperfetti, ma se non ci fossero loro, quali altri dati avremmo?).
Ero arrivato a certe conclusioni sulla base di un sondaggio Ipsos dell’inizio di ottobre. Ora ho riprovato a farlo, quel calcoletto, di nuovo con poche pretese, usando un sondaggio Ipsos più recente, di qualche giorno fa. Le conclusioni sono grosso modo le stesse, con l’accentuazione di alcune tendenze che si stanno chiarendo. Ho aggiunto anche alcuni dati sulla consistenza numerica, in percentuale, delle varie aree politico-partitiche (per vedere chi conta di più e chi conta di meno) – dati che derivo dalla media ponderata settimanale dei sondaggi politici elettorali offerta da Termometro Politico.
Tanto per cominciare (ed escludendo in tutta l’analisi i cittadini indecisi o che dicono che non andranno a votare), il No vince con maggior distacco rispetto ad allora. Ha il 55% dei voti contro il 45% dei Sì (allora si era 52% contro 48%).
Mi dispiace, perché ho intenzione di votare Sì, ma c’est la vie.
Qui però mi interessa come votano gli elettori delle aree politiche.
A votare in larga maggioranza Sì sono la quasi totalità degli elettori del PD (il 90%, erano l’81% più di un mese fa) a cui si aggiungono tre quarti di quelli di “centro” (il 72%, erano il 59%). L’elettorato del PD è quello più mobilitato di tutti, il 78% pensa di andare a votare.
A votare in larga maggioranza No sono i leghisti (l’87%, erano il 79%), il Movimento 5 Stelle (l’85%, erano l’81%), e Forza Italia (il 69%, erano il 60%). Votano inoltre No il 57% di “Altri” (più, ovviamente, i restanti 28% di centristi e 10% di PD). Qui il più mobilitato è l’elettorato leghista, il 73% pensa di andare a votare, seguito da quello grillino (67%).
La situazione è ancora fluida ma si sta definendo, c’è una specie di maggiore allineamento degli elettori con le posizioni ufficiali dei partiti di riferimento, una sorta di lento rientro nei ranghi.
Se resta così, il grosso degli elettori e la forza propulsiva del Sì (sia in termini organizzativi che politici) è del PD con l’aggiunta di un po’ di centro. Il PD naturalmente è uno dei due partiti italiani più consistenti, vale intorno al 31.8%, e come abbiamo visto è quello più mobilitato in assoluto. L’aggiunta del “centro”, in teoria, può essere assai limitata – qualcosa di più dei pochi punti percentuali registrati da NCD e compagnia?
Il grosso degli elettori e la forza propulsiva del No è dei grillini, del centro-destra e della destra. Il M5S è infatti l’altro partito consistente nel paese, con il suo 28.6% è quello dominante nello schieramento. A seguire ci sono Lega (12.8%), Forza Italia (11.6%) e Fratelli d’Italia (4.9%). Anche M5S e Lega sono molto mobilitati. La somma dei loro voti sarebbe già maggioranza anche se, come abbiamo visto, non tutti votano proprio allo stesso modo. A questa corazzata si aggiunge il 3% in uscita dal PD e – tiro a indovinare – analoghi punti percentuali di Sinistra Italiana (che nel sondaggio Ipsos è magari compresa nella categoria “Altri”, non saprei).
Il fronte del Sì, per poter continuare a sperare in una vittoria, ha bisogno di un consenso che si allarghi molto dal PD, dove è solidamente ancorato, verso un centro più ampio e pezzi non organici di elettorati altrui. Un allargamento che, se dovesse avvenire, sarebbe piuttosto contiguo. Il voto per il Sì è abbastanza chiaramente un voto a leadership di centro-sinistra.
Il fronte del No, in astratto, è autosufficiente e ha già la vittoria in tasca. Può solo perdere qualcosa, ma forse no. Qui la leadership è più complessa, è divisa fra M5S e il resto, dove il resto è a destra dell’arco politico. E questo è quanto. La piccola aggiunta di sinistra può portare voti preziosi in uno scontro ravvicinato, ma è un corpo estraneo, sommerso dalla massa degli altri.
In un referendum è normale che in ciascuno dei due schieramenti si ritrovino insieme strani compagni di letto. Farne motivo di polemica, come spesso accade, non ha senso. E comunque in questo caso, se si guarda ai grandi numeri – e non alle dichiarazioni di voto di piccoli gruppi militanti o d’opinione, o di celebrities – gli strani compagni di letto sono meno, e meno strani, di quanto si possa pensare.
Di fatto, la questione riguarda la convivenza, sotto lo stesso tetto dei vincitori, di grillini (che non so bene come definire) e destra – una convivenza che non mi sembra così innaturale.
O almeno così sembra a me.
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