Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Una madre molto arrabbiata, a Baltimora

2015-04-28t22-40-37-466z-1280x720_3485a01536887a588183526d5b77de4aNon c’è nulla di divertente o di folklorico, nulla su cui fare dello spirito nel video della madre afro-americana che prende a botte e insulti il figlio sedicenne (conciato un po’ da black bloc, incluso il passamontagna nero) che tira sassi alla polizia. Per riportarlo a casa, a Baltimora, l’altro giorno. Un video andato virale, che ha fatto di Toya Graham, almeno per qualche giorno, la madre più famosa d’America. E’ superficiale contrapporre, magari con un pizzico d’ironia, la mamma alla piazza, il trionfo dell’autorità e dell’ordine domestico sulla partecipazione civile e politica ai conflitti della comunità.

C’è un conflitto e un dramma molto più politico, in quel video. Lo accenna la stessa Graham, una madre single di sei figli, in una intervista a CBS News. “Ero scioccata, ero arrabbiata, perché non vuoi vedere tuo figlio fare quelle cose lì”. “Quello è il mio unico figlio maschio, e non voglio che finisca come un altro Freddie Gray”. Gray è il giovane uomo afro-americano (venticinquenne) la cui morte nelle mani della polizia ha innescato le proteste e la rivolta. Ma non c’è bisogno di pensare a una fine così tragica e definitiva per contestualizzare la reazione materna.

Toya, forse, voleva semplicemente sottrarre il figlio a un percorso che può cominciare così, per esempio con un arresto casuale in strada – e che non si sa dove vada a finire. Un percorso anche troppo “normale” per un giovane maschio nero. Provo a mettere in fila due serie di considerazioni, anche statistiche.

Toya Graham è una single mother, come tante donne afro-americane. Le famiglie nere guidate solo dalla madre sono un terzo dei 10 milioni di famiglie americane in queste condizioni (benché i neri siano il 14% della popolazione). In genere sono più povere della media, molte vivono sotto la soglia di povertà, talvolta molto al di sotto. Le donne nere, spesso giovanissime teenager, hanno un alto tasso di nascite extra-maritali. Nel 2014 più del 70% dei bambini neri sono nati fuori dal matrimonio (contro il 40% della media nazionale). Statisticamente, due terzi di questi bambini avrà difficoltà a completare gli studi, finirà nel welfare.

Oppure finirà in galera. I giovani maschi neri sono sovrarappresentati nelle statistiche criminali, sia per ragioni razziali che economico-sociali. All’età di 18 anni il 30% di loro ha già subito un arresto. All’età di 23 anni, la percentuale sale al 49% – la metà di loro. Il loro ingresso nel sistema della giustizia penale avviene spesso per delitti minori legati alla droga, a piccoli furti, a resistenza a pubblico ufficiale. E ciò diventa un ulteriore ostacolo (se non ne avessero già) alla possibilità di andare a scuola, trovare lavoro, avere accesso alle case popolari, ai prestiti in banca, al voto stesso.

Ciò può anche diventare, con troppa facilità, l’inizio di un circolo vizioso che si avvita su se stesso, producendo una vera catastrofe sociale. I neri sono il 40% della popolazione carceraria, un milione su un totale di 2,3 milioni, e sono quasi tutti maschi. Secondo alcune ricerche, nel momento in cui nasce, un maschio nero su tre è sicuro di finire prima o poi in prigione, di avere la fedina penale sporca per il resto dei suoi giorni.

Per madri come Toya Graham, statistiche come queste, che non sono statistiche ma esperienze di vita quotidiana, sono un incubo, un destino maledetto da evitare a tutti i costi.

Categorie:Diritti civili

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