Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

L’Undicesimo Comandamento di Reagan: nelle primarie non parlare male dei compagni di partito

 

Ronald Reagan Attends Republican National Convention

Non l’ha inventato Ronald Reagan, e lo racconta lui stesso nell’autobiografia, An American Life: “Gli attacchi personali contro di me, durante le primarie, divennero alla fine così pesanti che il chairman repubblicano statale, Gaylord Parkinson, enunciò quello che chiamò l’Undicesimo Comandamento: non parlare mai male degli altri repubblicani. E’ una regola che seguii in tutta quella campagna, e sempre dopo di allora”.

Nell’inflessione biblica dell’originale: “Thou shalt not speak ill of any fellow Republican”.

Le primarie in questione erano quelle repubblicane per governatore della California del 1966 – che Reagan vinse, così come poi vinse le elezioni generali. Ed era attaccato dai repubblicani liberal, che ancora esistevano, per le sue posizioni conservatrici che ricordavano Barry Goldwater. Il capo del GOP californiano intervenne per difendere lui e, soprattutto, l’unità e l’efficacia elettorale del partito.

Non l’ha inventato Reagan, questo Undicesimo Comandamento, ma è diventato suo nel folklore politico. Che davvero l’abbia sempre seguito, è naturalmente discutibile. Le elezioni primarie non sono tenzoni gentili, tendono a diventare un po’ sanguinose, è nella natura della bestia. E la natura può essere più forte delle buone intenzioni.

Reagan cercò di rispettare il comandamento all’inizio delle primarie presidenziali del 1976, quando sfidò il presidente in carica Gerald Ford. Lo fece nelle prime cinque – che perse. Allora cambiò registro e la buttò sull’irrisione dell’avversario. E’ rimasta famosa la battuta: quando arriva Ford “la banda non sa se suonare Hail to the Chief oppure Santa Claus Is Coming to Town”. Finalmente vinse, ma non abbastanza da strappare la nomination.

Nelle primarie del 1980, che lo portarono alla Casa bianca, Reagan raffinò il significato del verbo. Quel “parlar male” riguardava gli attacchi personali, non quelli politici sulla filosofia di governo. Dopo tutto, è proprio combattendo l’ortodossia del suo partito che riuscì a conquistarne la leadership. Si mostrò tuttavia superiore agli attacchi contro di lui. Quando il suo concorrente George Bush (padre) definì il suo programma economico voodoo economics, rispose con un’alzata di spalle. Poi gli propose la vice-presidenza.

Ignora l’attacco. Ignora chi ti attacca. E offrigli una poltrona onorifica.

I Tea Party del 2010, per i quali Reagan era un guru politico e spirituale, il suo Undicesimo Comandamento lo trasgredirono del tutto. Le primarie congressuali repubblicane di quell’anno furono un massacro di attacchi personali pirotecnici – per la conquista, con ogni mezzo necessario, dell’anima del partito. Al loro primo congresso nazionale, a febbraio, lo aveva annunciato Sarah Palin con parole spensierate.

Disse: “Checché ne dicano certi sapientoni, primarie combattute non sono la guerra civile, sono la democrazia al lavoro, e ciò è bellissimo”.

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Categorie:Elezioni, partiti

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