Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Raccontare il cambiamento storico: Rip Van Winkle & Il villaggio incantato

QuidorRipVanWinkleRip Van Winkle, l’eroe eponimo del racconto di Washington Irving (del 1819), si addormenta magicamente prima della Rivoluzione americana e si sveglia vent’anni dopo, a cose fatte. Nel frattempo tutto è cambiato, e Rip è frastornato. Riconosce a stento il suo villaggio: era piccolo e sonnolento – ora è più grande, vivace, caotico. Non conosce più nessuno, e gli abitanti sono diversi persino nel fisico: erano bassi e tondi, flemmatici, dediti a lunghi silenzi, alla lettura oziosa di vecchi giornali, alla discussione inutile di eventi accaduti mesi prima – ora sono alti, magri, nervosi, stizzosi, parlano rapidi di diritti, cittadini, elezioni. Rip ignora il nuovo linguaggio: gli chiedono se è federalista o democratico – parole che non gli dicono niente. Si dichiara invece un fedele suddito del re – e per poco viene picchiato. Nella piazza, accanto alla taverna, il ritratto di Giorgio III si è tramutato in quello di un altro Giorgio, il generale Washington.

Rip è dunque un viaggiatore nel tempo, come ce ne sono tanti nella letteratura utopica e fantapolitica. Il tempo saltato è stato piuttosto breve, ma gli effetti del suo trascorrere sono stati profondi. Perché c’è stata una rivoluzione, e la rivoluzione accelera tutti i ritmi della vita. E anche perché è l’America, e l’America è veloce per conto suo. In un altra short story altrettanto famosa, La leggenda di Sleepy Hollow, Irving scrive: “in un periodo remoto della storia americana, cioè a dire una trentina d’anni fa…”. Rip non attraversa questo tempo, non ne vive dall’interno le ragioni e le pene, non lo accompagna, non vi si adatta gradualmente giorno per giorno, magari trasformandosi con esso. Fa un salto. Vede le cose come erano prima, e come sono dopo. Rimane la stessa persona e vede la differenza radicale.

A Irving e a noi uno stratagemma narrativo di questo tipo serve per fare una analisi comparata diacronica (nel suo caso, un po’ comica e molto seria) del cambiamento storico – giocando sul contrasto netto, sorprendente, fra il prima e il dopo.

Schermata 2014-08-05 a 11.05.22“He had to conquer the village! The village had to adjust to him!”

Un racconto di fantascienza di più di un secolo dopo, Il villaggio incantato di A.E. van Vogt (The Enchanted Village, del 1950), propone un altro tipo di esperienza. Bill Jenner è un naufrago spaziale, unico sopravissuto nel deserto marziano. Si aggira alla ricerca di un rifugio, di cibo, di acqua. Incontra un villaggio disabitato, dove tutto è sgradevole: gli edifici hanno stanze nude e inospitali, i rumori sono sibili acuti e fastidiosi, i frutti degli alberi sono immangiabili, i liquidi bollenti e acidi, ci sono vaschette con pappe vomitevoli. Con il passare del tempo, tuttavia, qualcosa cambia: come se la sua presenza e le sue azioni mutassero il villaggio, come se il villaggio imparasse a conoscerlo, ad adattarsi a lui, a produrre cose per lui utili e gradevoli. Finché, risvegliandosi dopo un sonno intorpidito, scopre che i sibili sono diventati musica, i liquidi rinfrescanti e potabili, la pappa appetibile, deliziosa. Dice: “Ho vinto! Il villaggio ha finalmente trovato il modo!”

Ma le cose non stanno affatto così. “In un’estasi voluttuosa Jenner agitò la gran coda fremente e alzò il muso oblungo. Poi a passi brevi e ondeggianti strisciò fuori, a crogiolarsi al sole e ad ascoltare la musica senza tempo”. Quello che è accaduto è dunque che è stato Jenner, a sua (e nostra, di lettori) insaputa, ad adattarsi al villaggio – non viceversa. E’ convinto di aver cambiato il mondo, e dal punto di vista della sua esperienza personale lo ha fatto – in effetti è stato il mondo a cambiare lui. Alla fine del processo il mondo è rimasto lo stesso, è Bill a essere diverso. Nelle ultime righe del racconto, Van Vogt cerca l’effetto scioccante: Bill è diventato una bestia mostruosa.

A Van Vogt e a noi questo stratagemma narrativo serve per valutare la possibile natura ingannevole (comunque complessa, con molte continuità) del cambiamento storico – giocando sul lento e inconsapevole mutare dello sguardo dei protagonisti, vittime di sogni e illusioni di onnipotenza.

Schermata 2014-08-05 a 11.02.48

Una versione italiana di Rip Van Winkle è in Washington Irving, Racconti fantastici, con introduzione di Sandro Portelli, Donzelli 2003, nella traduzione di Igina Tattoni. Invece Il villaggio incantato è in Le meraviglie del possibile. Antologia della fantascienza, a cura di Sergio Solmi e Franco Fruttero, Einaudi 1959, nella traduzione di Giorgio Monicelli; le tavole disegnate (da Dick Giordano, adattamento di Don and Maggie Thompson) sono state pubblicate in Unknown Worlds of Science Fiction, luglio 1975, e sono qui.

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