Per capire che cosa stia cercando di fare Joe Biden, senza cedere alla sorpresa che sia una sorpresa, forse basta leggere – o meglio, forse bastava leggere e prendere sul serio allora, il programma elettorale del partito democratico, approvato dal congresso nazionale l’estate scorsa. In genere si dice, con nonchalance da persone di mondo, che i programmi elettorali sono documenti largamente “simbolici”: promettono quasi tutto a quasi tutti, sono scritti per rendere felici le fazioni dei partiti, e poi sono dimenticati. In genere, storicamente e sul lungo periodo, non è affatto così. E in particolare non lo è in questo caso.
La 2020 Democratic Party Platform (che si può leggere qui), non fece felici proprio tutti i democratici, allora. Tant’è vero che parecchi progressisti, alla fine del processo di elaborazione a cui anch’essi parteciparono, lamentarono l’assenza delle cose più radicali che stavano loro a cuore, Medicare-for-all e il Green New Deal. E tuttavia, al giorno d’oggi, sembra un decente framework di lavoro per tutti. Il testo non entra proprio nei dettagli legislativi, ma indica principi e valori e punti di caduta politici condivisi che, con il senno di poi, sembrano abbastanza predittivi delle scelte di policies che sono in corso.
Per esempio, questo è uno dei passaggi più generali:
Ecco perché i democratici si impegnano a forgiare a new social and economic contract con il popolo americano – un contratto che investe nel popolo e promuove la prosperità di tutti, non un contratto che beneficia solo le grandi corporations e i pochi ricchissimi. Un contratto che afferma che la casa è un diritto e non un privilegio, e che promette che nessuno sarà homeless o affamato nel paese più ricco del mondo. Un nuovo contratto economico che aumenta i salari e riafferma il diritto dei lavoratori a organizzarsi, formare sindacati, contrattare collettivamente. Un contratto che sostiene le famiglie che lavorano e la middle class assicurando retribuzioni eguali per le donne e congedi famigliari retribuiti per tutti. Un contratto economico che offre accesso a tutti a servizi finanziari e bancari affidabili e a buon mercato. Un nuovo contratto economico e sociale che finalmente affronta onestamente la nostra lunga e ininterrotta storia di razzismo e negazione di diritti, di segregazione e discriminazione, e che invece investe nel promuovere equità e mobilità per le persone di colore che sono state escluse e dimenticate per generazioni.
I democratici sono pronti to take immediate, decisive action per portare l’economia fuori dalla recessione del presidente Trump – investing in infrastructure, care work, clean energy, and small businesses per rimettere gli americani al lavoro in impieghi ben retribuiti; contribuendo ai bilanci degli Stati e dei governi locali per salvare posti di lavoro e proteggere la salute pubblica durante la presente pandemia; promulgando riforme fondamentali per affrontare il razzismo strutturale e sistemico e le diseguaglianze di reddito e ricchezza che sono ben radicate nella nostra economia. […]
I democratici sono convinti che la pandemia e la recessione del Presidente Trump domandano unprecedented, transformational federal investments per creare posti di lavoro sindacalizati e capaci di sostenere una famiglia.
Il ruolo dello stato federale è ovunque nel documento, a cominciare dal Preambolo: “porremo fine alla guerra al governo che ha politicizzato le istituzioni, denigrato la pubblica amministrazione, e abbandonato il popolo americano a se stesso invece di lavorare per difenderlo e migliorarne le condizioni”.
Gli interventi che l’amministrazione Biden ha proposto o delineato nei primi cento giorni ci sono praticamente tutti, annunciati da formule che sembrano la solita retorica di circostanza, ma che forse non lo sono del tutto. Tipo, “l’assistenza sanitaria è un diritto di tutti”, anzi “è un diritto umano”. Oppure: “l’economia americana è truccata contro il popolo americano”. O ancora: “il nostro sistema fiscale è stato truccato contro il popolo americano” (con l’impegno ad aumentare le tasse ai ricchi, rovesciando la logica regressiva del tax cut di Trump). La giustizia penale? E’ un sistema da “riorganizzare da cima a fondo”. L’istruzione? “E’ un bene pubblico – non una merce”, ed è responsabilità del governo renderla accessibile a tutti. E il cambiamento climatico? Occorre “mobilitare historic, transformative public and private investments per lanciare una rivoluzione di energia pulita”.
Tutte promesse di iniziative di matrice progressista – addirittura radicale, qualcuno suggerisce. Era dunque manipolativo il vecchio Biden, vecchia volpe, quando in campagna elettorale teneva bassi i toni, faceva finta, diceva, “Ma vi sembro un socialista radicale? Davvero?” Forse un po’ ci marciava, in effetti. Ma d’altra parte: sono davvero cose socialiste radicali quelle che, rispettando il programma, cerca ora di combinare? Per molti versi, pur nei tempi cambiati, sembrano piuttosto rispecchiare l’America di Truman, Eisenhower e Kennedy quando, anche grazie a quelle cose lì, gli Stati Uniti combattevano la Guerra fredda contro il comunismo sovietico e ogni cosa socialista e radicale.
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