Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Le fantasie di Trump sulle frodi elettorali? Gliel’ha raccontate George Washington Plunkitt

Crooked Voting By Immigrants

Immigrati irlandesi e tedeschi accusati di rubare le elezioni, a metà Ottocento

Ho trovato la fonte delle fantasie di Donald Trump sulle frodi elettorali. Sicuramente gli hanno raccontato di George Washington Plunkitt senza dirgli che è roba di cent’anni fa e che comunque il vecchio George era uno sbruffone, un narratore divertito di tall tales.

Il presidente (fa un po’ senso doverlo chiamare così), in una intervista al sito conservatore Daily Caller, quello di Tucker Carlson, ha sparato la sua solita valanga di bugie e stupidaggini su ciò che accade nei seggi elettorali del paese, che vede infestati di lestofanti che trafficano contro di lui. In particolare la solita stupidaggine dei “voti illegali”, che tutte le volte i diligenti fact-checkers del Washington Post si sforzano – inutilmente – di dimostrare infondata.

Non ho alcun dubbio. E l’ho visto con i miei occhi, ho avuto amici che me ne hanno parlato, quando della gente si mette in fila che non ha assolutamente il diritto di votare e fanno tutto il giro, in circolo. Talvolta vanno in macchina, si cambiano di cappello, o di camicia, ritornano e votano di nuovo. Nessuno controlla niente. E’ veramente una disgrazia, quello che succede.

Il commento del Washington Post?

Trump pretende di averlo visto questo tipo di frodi elettorali. Ne dubitiamo moltissimo. Forse l’ha visto in sogno?

No, non in sogno ma, ne sono certo, nel confuso ricordo di storielle come questa di Plunkitt che comunque, a confronto di Trump, era un modello di rettitudine e affidabilità nel raccontare le sue cose, e anche di gioia di vivere, peraltro.

[Bisogna evitare il] genere di errori che fece quel tizio ad Albany parecchi anni fa. Questo tizio era stato pagato per andare a votare di mattina presto in una mezza dozzina di circoscrizioni, usando il nome di altri elettori e prima che questi arrivassero al seggio. In un posto, quando lo scrutatore gli chiese il nome, ebbe il fegato di rispondere “William Croswell Doane” [il nome del vescovo della Chiesa Episcopale di Albany].

“Andiamo. Voi non siete il Vescovo Doane”, disse lo scrutatore.

“Col cavolo che non lo sono, pezzo di —– !” urlò quel tizio.

Ora, questo è il tipo di errori di giudizio di cui si macchiano [quelli che] scelgono gli uomini poco adatti al lavoro che devono fare.

Categorie:Elezioni, Uncategorized

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