Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

Due ondate “populiste”, una frattura che si ripresenta? 1896 e 2016

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Una grande ondata di incendiaria retorica populista attraversa il paese, infiamma il Sud e il Sud-ovest, le Grandi pianure e le Montagne rocciose, esonda e penetra in alcune zone del Midwest, del Nord-est e del Pacifico. Si infrange solo di fronte alle aree più sviluppate, più produttive, più ricche, più popolose, si ferma di fronte alle città e alle metropoli e ai centri finanziari e culturali del paese…

E quindi perde le elezioni. No, non è il 2016. E’ il 1896, e la fiamma populista è quella portata dai Democratici alleati con il People’s Party, i due partiti uniti nella comune candidatura presidenziale di William Jennings Bryan, giovane deputato del Nebraska. E’ l’America rurale, provinciale e povera di capitali, che va baldanzosa allo scontro con il cuore urbano e operaio, industriale e finanziario del paese. Ed è quest’ultimo a vincere alla fine, tramite i Repubblicani di William McKinley, ex governatore dell’Ohio, che diventa presidente con il 51% del voto popolare (contro il 46.7% di Bryan) e 271 grandi elettori (contro 176).

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Elezioni presidenziali per stato, 1896 a sinistra, 2016 a destra. In blu gli stati vinti dai Democratici, in rosso gli stati vinti dai Repubblicani

Se si guarda alle vittorie dei due partiti negli stati (fondamentali per decidere la vittoria nel Collegio elettorale presidenziale) e poi nelle contee (importanti per avere una mappa del voto più dettagliata a livello locale), sembra emergere una spaccatura in due del paese secondo una linea di frattura geografico-economico-sociale che ricorda quella evidenziata dalle elezioni del 2016. Come nel 1896, anche nel 2016 c’è la contrapposizione fra una heartland estesissima, scarsamente popolata e a bassa attività produttiva (secondo alcuni calcoli, rappresenta un terzo del prodotto interno lordo) e un metropolitan core urbano ristretto, denso e attivissimo (che ne produce i due terzi).

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Elezioni presidenziali per contea, 1896 a sinistra, 2016 a destra. In blu le contee vinte dai Democratici, in rosso le contee vinte dai Repubblicani

Le differenze politiche fra le due elezioni sono ovvie. A rappresentare heartland America nel 1896 sono i Democratici (in blu), nel 2016 sono i Repubblicani (in rosso). I due partiti si sono scambiati i ruoli: un frutto della storia del secolo che sta fra le due date. Inoltre nel 2016 è heartland America a eleggere il presidente, pur avendo di nuovo espresso un voto popolare di minoranza, persino inferiore in percentuale a quello del 1896 (46.1% oggi contro il 46.7% di allora): un frutto, sembra di capire dalle mappe, della ulteriore contrazione geografica del metropolitan core del paese, concentrato in meno contee e soprattutto in meno stati, e quindi con meno grandi elettori presidenziali.

Che quella del 2016 sia una frattura più radicale di quella del 1896, allora? In entrambi i casi, per l’ironia della storia, a trarne vantaggio sono i Repubblicani. Che nel 1896 stavano chiaramente sul cutting edge dinamico e aggressivo dello sviluppo – e questa volta?

Categorie:Elezioni

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