Prima della televisione (il nostro penultimo spauracchio in fatto di fake news, che qui metto in copertina), e certamente prima di Internet (la spauracchio du jour), ecco i dolori del print journalism di circa un secolo fa.
Nel suo congresso del 1910, la Kansas State Editorial Association sente il bisogno di darsi un codice etico che riguarda molti aspetti dell’attività degli editori, dei redattori e dei cronisti. Una sezione si occupa di fake illustrations, di fake interviews, di fake news dispatches, insomma di “menzogne”, di cose che vanno “contro la verità”, che, usate ad arte, possono manipolare le elezioni e la borsa.
Malgrado tutto il fracasso dei nostri giorni sulle immagini fasulle, qui continuo a essere soprattutto impressionato dalla pretesa che le parole fra virgolette, nelle interviste, corrispondano davvero con precisione alle parole dette dall’intervistato.
Comunque, per la precisione, questo è il testo (anche nell’originale inglese).
Menzogne. – Noi condanniamo come contro verità:
(1) La pubblicazione di illustrazioni di uomini ed eventi di interesse pubblico che siano false, per quanto somiglianti, senza che siano accompagnate dall’avviso che non si tratta di vere fotografie dell’evento o della persona ma solo di imitazioni suggestive.
(2) La pubblicazione di false interviste messe insieme sulle base delle presunte opinioni di un individuo, senza il suo consenso.
(3) La pubblicazione di interviste con virgolettati ammenoché non siano usate le parole esatte dell’intervistato, da lui approvate. Quando un’intervista non è una citazione esatta, dovrebbe essere ovvio alla lettura che si stanno riportando solo il pensiero e le impressioni dell’intervistatore.
(4) L’emissione di news dispatches falsi se gli stessi hanno lo scopo di influenzare le quotazioni di borsa, le elezioni, o la vendita di azioni o mercanzie. Alcune delle campagne pubblicitarie più importanti del mondo sono state fatte passare in modo truffaldino come notizie sotto forma di dispacci di press agents senza scrupoli. Sono stati fatti milioni sulle oscillazioni di borsa provocate da menzogne giornalistiche messe in giro da cronisti intriganti.
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