Fra il 1948 e il 1950 un intellettuale musulmano sunnita quarantenne, di nome Sayyid Qutb, insegnante, scrittore e poeta, passa un paio d’anni negli Stati Uniti. Arriva con una scholarship del Ministero dell’istruzione del suo paese, l’Egitto, per studiare il sistema educativo americano. Visita parecchie città, soggiorna a Washington e alla Stanford University, prende un master al Teacher’s College di Greeley, in Colorado. Quando torna a casa scrive alcuni articoli sulla sua esperienza per una rivista del Cairo, raccolti nel 1951 sotto il titolo L’America che ho visto – qui c’è il testo nella traduzione inglese.
Qual è l’America che vede? Questo è l’inizio: «Questa grande America: che cosa vale nella scala dei valori umani? E che cosa aggiunge al bagaglio morale dell’umanità? E, alla fine dei conti, quale sarà il suo contributo? Temo che non vi sia un giusto equilibrio tra la grandezza materiale dell’America e la qualità dei suoi abitanti. E temo che quando la ruota della vita avrà fatto il suo giro e il libro del tempo si sarà chiuso l’America non avrà aggiunto niente, o quasi niente, al bagaglio di valori morali che distingue l’uomo dall’oggetto, e, in effetti, il genere umano dagli animali».
E questa la conclusione: «L’America ha un ruolo di primo piano in questo mondo, nel dominio delle cose pratiche e della ricerca scientifica, e nel campo dell’organizzazione, dello sviluppo, della produzione, e del management. In tutto ciò che richiede potere mentale e muscoli il genio americano brilla, ma in tutto ciò che richiede spirito ed emozione la naiveté e la natura primitiva americana sono evidenti. Perché l’umanità possa beneficiare del genio americano essa deve aggiungere una grande forza alla forza americana. Ma l’umanità commette il più grave degli errori e rischia di perdere il suo bagaglio morale, se fa dell’America il proprio esempio nei sentimenti e nei comportamenti».
L’America che vede non è molto sorprendente, non è diversa da quella descritta da tanti altri visitatori prima e dopo di lui. E’ un paese materialista e primitivo (i suoi aggettivi preferiti), dominato dal lavoro e dalla voglia di guadagno, vitale e rozzo, energico e nervoso, superficiale, con una vena violenta, ricco di capacità inventive e organizzative, di bellezze e risorse naturali ma privo di spessore spirituale. Sono tutti temi (o luoghi comuni, se si preferisce) ben noti alla letteratura europea dell’americanismo e dell’anti-americanismo conservatore e tradizionalista di destra, e anche di sinistra, nell’Ottocento e nel Novecento. Niente di nuovo.
Ma che a scrivere queste cose sia Sayyid Qutb, con il tempo, ha acquistato un sapore sinistro e tragico. Perché Qutb, tornato in Egitto, si avvicina all’Islam radicale e ai Fratelli Musulmani e ne diventa il principale ideologo. Entra in conflitto con il regime di Nasser, è a lungo imprigionato, processato (vedi foto qui sotto) e infine, nel 1966, impiccato per tradimento. Dopo l’11 settembre 2001, è indicato come un ispiratore di Osama bin Laden, e il suo viaggio americano è visto come il momento originale della sua radicalizzazione: un contatto con la società occidentale che cresce in antagonismo assoluto, in progetto di uno scontro di civiltà.
Non so se sia davvero così. C’è tuttavia in questo testo un grumo specifico di suggestioni in cui l’antagonismo sembra già affacciarsi con un pathos molto personale, insieme di eccitazione e disgusto. E’ la connessione fra religiosità, sessualità e corpo esibito delle donne, che risuona con alcune geremiadi a noi contemporanee e familiari. «Non c’è nessun popolo che ami costruire chiese più degli americani», dice Qutb. «Nonostante ciò, non c’è nessuno più lontano degli americani dall’apprezzare la spiritualità della religione e il rispetto per i suoi sacramenti, e non c’è niente di più lontano dalla religione del modo di pensare, dei sentimenti e delle maniere degli americani». La chiesa non è per loro un luogo di devozione ma di socialità. Ci vanno per divertirsi.
Il divertimento è imbarazzante, per lui, ma anche per noi che leggiamo l’umido voyeurismo delle sue descrizioni. «Alla fine del servizio religioso […] andammo nella sala da ballo che era collegata alla chiesa da una porta laterale, e il Padre salì al suo ufficio e ogni ragazzo prese la mano di una ragazza, compresi quelli che stavano cantando. La pista da ballo era illuminata con luci rosse, gialle e blu, e con alcune lampade bianche. Ed essi ballavano alla musica del grammofono, e la pista traboccava di piedi saltellanti, gambe attraenti, braccia avvinghiate alla vita, labbra pressate su labbra, petti pressati su petti. L’atmosfera era colma di desiderio».
E gli uomini di chiesa sono complici! «Quando il ministro scese dall’ufficio, si guardò attentamente intorno, e incoraggiò gli uomini e le donne seduti che ancora non avevano preso parte a questo parapiglia, ad alzarsi e a partecipare. E siccome notò che le lampade bianche rovinavano l’atmosfera romantica e sognante, si diede da fare […] per abbassarle una a una […]. E il luogo sembrò davvero diventare più romantico e appassionato. Dopodiché andò al grammofono per scegliere una canzone più adatta a questa atmosfera e più incoraggiante per i maschi e le femmine che ancora restavano seduti».
Il fatto è che gli americani sono (be’ sì, ancora una volta) primitivi e materialisti nelle cose di sesso. Sono governati dall’attrazione dei corpi, senza mediazioni, senza sublimazioni, e senza modestia. Tutti ne parlano apertamente. A Qutb viene di citare le Scritture. «Perché nei miei studi della Sacra Bibbia ho incontrato un verso nel Vecchio Testamento che riguarda la creazione di Dio del primo uomo e dice: “maschio e femmina li creò”. Ho incontrato questo verso molte volte, ma non ha mai avuto per me un significato così nudo e lucido come l’ha avuto durante il mio soggiorno in America».
L’attrazione dei corpi, «maschi e femmine come furono creati la prima volta», è nella muscolarità maschile e nella sensualità femminile. Ma è soprattuto la femmina, la «tentatrice americana», a colpire la sua fantasia. «La ragazza americana conosce bene la capacità seduttrice del suo corpo. Sa che essa risiede nel viso, e negli occhi espressivi, e nelle labbra assetate. Sa che il suo potere di seduzione risiede nei seni rotondi, nelle natiche piene, e nelle cosce armoniose, nelle gambe slanciate, e mostra tutto ciò e non lo nasconde. Sa che risiede negli abiti: nei colori vivaci che risvegliano sensazioni primordiali, e nel taglio che rivela le tentazioni del corpo – e nelle ragazze americane queste tentazioni sono tavolta dirette, gridate!»
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