In Mau-Mauing the Flak Catchers il giornalista Tom Wolfe racconta in presa diretta, con il suo stile godibilmente flamboyant, la reazione di alcuni gruppi delle minoranze etniche ai programmi della War on Poverty – a San Francisco, alla fine degli anni 1960s. I Community Action Program (vedi un mio post precedente) incoraggiavano i “poveri” a “partecipare”, cioè a fare pressione diretta, per ottenere finanziamenti e servizi, sui burocrati locali. Qui finiscono per tartassarli spietatamente (mau-mauing), facendone i capri espiatori o parafulmini (flak catchers) del sistema. Come nell’altro articolo celebre e altrettanto godibile dello stesso periodo, These Radical Chic Evenings, Wolfe gioca a sottolineare il conflitto fra la rabbia dei neri e il senso di colpa dei bianchi. I due articoli furono pubblicati nel 1970 in un unico volume, Radical Chic & Mau-Mauing the Flak Catchers. L’editore Castelvecchi l’ha tradotto nel 2005, Radical Chic. Il fascino irresistibile dei rivoluzionari da salotto. Dall’anteprima su Google Books rubo queste pagine in italiano, le pagine iniziali di “Mau-mauizzando i Parapalle”. Volendo, si può leggere il testo inglese completo.
Mau-mauizzando i Parapalle, di Tom Wolfe (1970)
Tom Wolfe, di spalle, nelle strade di San Francisco – ma in questo caso a Haight-Ashbury, con Jerry Garcia dei Grateful Dead e il manager della band, Rock Scully (Ottobre 1966). — Image by © Ted Streshinsky/Corbis
Categorie:partecipazione
Tag:Community Action Program, Mau-mau, Mau-Mauing, Office of Economic Opportunity, Tom Wolfe, War on Poverty
Bel post e piacevolissimo lo stile flamboyant del succitato T. W. Purtroppo l’espressione “radical-chic”, che sei o sette anni fa poteva ancora avere un valore interessante di provocazione, come spesso accade è stata snaturata a fini non nobili. Ormai è spesso usata in maniera aggressiva per tappare la bocca a chiunque esprima un dissenso rispetto a un pensiero in quel momento maggioritario nell’area di sinistra. In altre parole: se non sei un cassintegrato o un disoccupato o un operaio o un contadino e sei di sinistra puoi esprimere solo idee che sono condivise dai più in quell’area oppure tacere per non essere etichettato come “radical chic”. Ti accadrà anche s e non sei né radical, né chic, né ricco né tante altre cose sottintese in quell’espressione. 🙂 Ciò che è eversivo viene sempre tradito così, trasfigurandolo nel senso: tu sei uno storico e lo sai meglio di me.
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Sì Antonella, è diventata una parola un po’ passepartout. Fra l’altro, non ho idea se esistano ancora i “parties at Lenny’s” (usavano anche in Italia, ai tempi). Ma forse sono fuori dal giro. Scopro ora una cosa curiosa: molti luoghi danno radical chic come “versione italiana” dei vari gauche caviar, izquierda caviar, toskana-fraktion, champagne socialist, limousine (o volvo o prius) liberal…
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