Orazioni patriottiche, birra, fuochi d’artificio, cani e signori con il doppio cognome. Un’altra delle riflessioni dell’ex-senatore George Washington Plunkitt, il filosofo di Tammany Hall, pronunciate dalla sua tribuna – il chiostro di lustrascarpe del tribunale di contea di New York. Adattata da Plunkitt di Tammany Hall (1905), ETS 2010.
Il patriottismo di Tammany
Nessuno si cura più del Quattro di Luglio – tranne Tammany Hall e i ragazzini. Quando arriva il Quattro, i riformatori con i doppi cognomi da signori scappano a Newport o sugli Adirondacks per evitare la confusione e tutto ciò che può ricordargli quel giorno glorioso. Quanto è diverso il comportamento di Tammany! E’ lo stesso statuto della Tammany Society a imporre che il Quattro ci si riunisca in assemblea al quartier generale, con il bello o il cattivo tempo, e si ascolti la lettura della Dichiarazione di Indipendenza e di discorsi patriottici.
Dovreste venire a una di queste assemblee. Sono una vera lezione di patriottismo. Il grande salone al primo piano è stracolmo di almeno cinquemila persone, soffocate dal caldo e dal fumo. Ognuno di questi cinquemila uomini sa che giù in cantina ci sono cento casse di champagne e duecento barilotti di birra pronti a scorrere al segnale convenuto. Eppure la folla sta ferma al suo posto assolutamente impassibile mentre, per quattro ore di seguito, viene letta la Dichiarazione di Indipendenza, parlano oratori logorroici, il coro canta fino a rovinarsi le tonsille.
Altro che eroismo sul campo di battaglia! Quella è roba di un momento, che passa in fretta. Non c’è tempo che per fare l’eroe. Ma provate a pensare a cinquemila uomini seduti per quattro lunghe ore nel posto più caldo che ci sia, con le labbra riarse e i crampi allo stomaco, ben consapevoli che appena due piani più sotto ci sono tutte le delizie di un’oasi nel deserto! Ah, questa è la forma più alta di patriottismo, il patriottismo capace di soffrire e sopportare a lungo. Chi non preferirebbe affrontare un cannone per un minuto o due piuttosto che la sete per quattro ore, con birra e champagne praticamente a portata di mano?
E come applaudono e strillano quando si dicono cose patriottiche! Non appena l’uomo sul palco comincia con “Quando nel corso degli eventi umani”, si sparge la voce che è la Dichiarazione di Indipendenza, e si alza un boato possente. La Dichiarazione non è un documento molto breve e la gente lo sente leggere ogni Quattro di Luglio e tuttavia gli fà una gran festa come se fosse nuovo di zecca e tremendamente eccitante. Poi si mettono al lavoro gli oratori logorroici, cioè due o tre oratori che possono parlare anche un’ora ciascuno. Il caldo non ha nessun effetto su questi uomini. Usano ogni minuto del tempo che hanno a disposizione. Talvolta la natura umana ha la meglio e qualcuno in platea comincia a sonnecchiare, ma si sveglia sempre per lanciare un hurrah per la Dichiarazione di Indipendenza.
Avete mai sentito dire che i riformatori signorosi tengano delle celebrazioni del Quattro di Luglio? Loro reagiscono al Quattro come faceva un cane che avevo da ragazzino. Quel cane si comportava proprio come loro a proposito di quel giorno glorioso. Esattamente quarantott’ore prima di ogni Quattro di Luglio, il cane scappava di casa e si nascondeva nei boschi del Bronx. Il giorno dopo il Quattro si ripresentava a casa preciso come un orologio. Sapeva benissimo che cosa succede a un cane il Quattro di Luglio, con i fuochi d’artificio e tutto quel pandemonio. E comunque, si teneva alla larga. Gli aristocratici-con-il-doppio-cognome si comportano proprio allo stesso modo. Non vogliono essere disturbati dai botti e dalla Dichiarazione di Indipendenza e quando vedono arrivare il Quattro si rifugiano di corsa nei boschi come il mio cane.
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