Vuoi abbattere un avversario politico? Impedirgli di esistere, tanto più di governare? Più della politica elettorale è efficace la politica dello scandalo. La formula vincente è: rivelazione (giornalistica), indagine (parlamentare), azione penale (dei procuratori), cioè “revelation, investigation, prosecution”, cioè RIP – riposa in pace.
Ogni tanto mi tornano in mente questi appunti di molti anni fa, un quarto di secolo fa, per essere precisi. Sono tratti da un libro del 1990 di due scienziati politici allora a Cornell University, Benjamin Ginsberg e Martin Shefter, Politics by Other Means: The Declining Importance of Elections in America (Basic Books). Vedo che ne esiste almeno una edizione più recente del 2002, con un diverso sottotitolo, Politics by Other Means: Politicians, Prosecutors, and the Press from Watergate to Whitewater (Norton).
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[La politica degli scandali sostituisce le competizioni elettorali]
Per gran parte della storia americana, le elezioni sono state un’arena cruciale di scelte popolari e di battaglia politica. In anni recenti, tuttavia, le elezioni sono diventate meno decisive come meccanismi per risolvere conflitti e formare governi. A causa del declino dei partiti politici e dello stallo nell’arena elettorale, è accaduto con più frequenza che le lotte politiche siano state condotte altrove e che decisioni importanti siano state prese al di fuori dell’universo elettorale. Piuttosto che rivolgersi direttamente agli elettori, le forze politiche in conflitto si sono affidate a strumenti di battaglia istituzionale come le indagini parlamentari, le rivelazioni dei media, le procedure giudiziarie […]. Nell’America contemporanea, il successo elettorale spesso non riesce a conferire la capacità di governare; e le forze politiche sono state in grado di esercitare un considerevole potere anche se perdono nelle urne o, in effetti, se neanche competono nell’arena elettorale. Mentre ci si avvicina alla fine del Novecento, l’America sta entrando in ciò che possiamo definire un’era postelettorale.
[Revelation, investigation, prosecution: RIP, riposino in pace]
Il rafforzamento dei news media nazionali e della magistratura federale ha dato origine a una nuova e importante tecnica di battaglia politica – revelation, investigation, prosecution, cioè rivelazione, indagine, azione penale. L’acronimo RIP è il perfetto epitaffio politico per gli uomini pubblici che ne sono diventati il bersaglio. L’armamentario RIP è stato inizialmente forgiato dagli oppositori dell’amministrazione Nixon nelle loro lotte con la Casa bianca, e fino a tutti gli anni di Reagan è stato usato soprattutto dai democratici in Congresso per attaccare i loro nemici nel potere esecutivo. Più recentemente, tuttavia, anche i repubblicani hanno imparato a farne uso.
[I media, più potenti dei partiti, hanno in mano il destino dei politici]
A far emergere il RIP come un veicolo centrale di competizione politica sono stati tre sviluppi nella politica americana contemporanea: il consolidarsi dello stallo elettorale, il declino delle organizzazioni di partito, l’aumento del potere dei mass media. Incapaci di strappare il controllo del governo agli avversari tramite i normali canali della competizione elettorale, democratici e repubblicani hanno imparato a usare l’accusa di comportamenti sconvenienti e inappropriati per screditarsi e indebolirsi a vicenda. Gli uomini pubblici sono diventati sempre più vulnerabili a questi attacchi mentre le organizzazioni di partito hanno perso forza. Nell’America contemporanea i giornalisti hanno sostituito i dirigenti di partito come la più importante fonte di informazione per l’opinione pubblica su chi sono e cosa fanno i loro rappresentanti eletti; così che quando notizie critiche sul conto di uno di questi rappresentanti arrivano a dominare il fronte mediatico, il suo sostegno pubblico evapora rapidamente. L’inclinazione dei media a scovare e divulgare informazioni compromettenti sugli uomini pubblici, più che a perseguire un’agenda partitica o ideologica, riflette il potere crescente dei media nella politica americana.
[Con la politica degli scandali, l’azione di giornalisti e procuratori sostituisce la partecipazione popolare]
Piuttosto che cercare di battere gli avversarsi mobilitandosi nell’arena elettorale, sempre di più i dirigenti politici usano strumenti istituzionali di lotta politica che non richiedono né incoraggiano la mobilitazione popolare. Con tecniche come il RIP, attori politici che hanno una base molto limitata di sostegno popolare (per esempio, i giornalisti, i procuratori federali, i gruppi di interesse o le lobby) possono stroncare la carriera di politici che, come il presidente degli Stati Uniti o il sindaco di una grande città, hanno una base popolare molto più ampia. E quando la lotta politica prende questa forma, agli elettori si danno poche ragioni per partecipare. Così il sistema contemporaneo di battaglia istituzionale deriva da e aiuta a perpetuare un ordine politico caratterizzato da una scarsissima mobilitazione popolare.
- Le Tre Leggi Generali della Politico-Dinamica della Seconda Repubblica (Ted Lowi , 1931 – 17 febbraio 2017)
- Noi, il popolo americano – cioè?
Categorie:Elezioni
Tag:Benjamin Ginsberg, Martin Shefter, mass media, procuratori, RIP, scandalo politico