Short Cuts America: il blog di Arnaldo Testi

Politica e storia degli Stati Uniti

A me l’America non mi fa niente bene, troppa libertà 

In questi giorni, leggendo un po’ di qua e un po’ di là, a proposito di cose americane che incombono, non ricordo più quale articolo ha citato e mi ha fatto tornare in mente questo vecchio testo di Giorgio Gaber. È della metà degli anni Settanta, del 1976-77 per la precisione, come dice il sito ufficiale. Lo copio qui sotto.

Me lo ricordavo vagamente come un esempio di satira anti-americana reazionaria, tutta dentro la tradizione di Strapaese, alla Mino Maccari (stavo leggendo i giudizi taglienti di Gramsci su americanismo e anti-americanismo), ma mi irritava soprattutto per via di quel modo di dire “gli americani” (anche “i tedeschi” se è per questo). Ero giovane e dogmatico e fastidiosamente pignolo, pensavo che bisogna essere precisi, che “gli americani” non esistono, che cosa mai si sarebbe detto se avesse preso in giro, o insultato, così all’ingrosso, chessò, “i napoletani” o “gli ebrei” o “i negri” (o “i livornesi”). Non c’era ancora il politicamente corretto, ma insomma, dire “non c’è popolo più stupido degli americani” è ovviamente da razzisti, è storicamente fascista.

Riletto oggi, che sono cinicamente invecchiato, queste irritazioni di allora non mi fanno più un baffo, figuriamoci, ne abbiamo visto delle belle. C’è invece un passo che non ricordavo e che, esso sì, mi colpisce ora per la sua freschezza, la sua attualità. E’ verso la fine del monologo, laddove recita:

A me l’America non mi fa niente bene, troppa libertà, bisogna che glielo dica al dottore, a me l’America, mi fa venir voglia di un dittatore uuuuhh. (si schiaffeggia) Sì di un dittatore, almeno si vede, si riconosce. Non ho mai visto qualcosa che sgretola l’individuo come quella libertà lì, nemmeno una malattia ti mangia così bene dal di dentro.

Ma dai, qui Gaber è geniale. Da voce a uno di noi (o di voi), sgretolati dalle libertà d’Occidente, a cui finalmente i governi autoritari o dittatoriali offrono consolazione, paterna protezione, calda sicurezza. E’ già successo in passato, succederà ancora. Ma dimmi te la preveggenza, mezzo secolo fa.

L’America (in prosa) – 1976/1977

Presente nel disco Libertà obbligatoria (1976/1977), il testo è qui, e qui c’è il video della recita.

A noi, ci hanno insegnato tutto gli americani, se non c’erano gli americani, a quest’ora noi….eravamo europei. Vecchi pesanti, sempre pensierosi, cogli abiti grigi, e i taxi ancora neri. Non c’è popolo che sia pieno di spunti nuovi, come gli americani. E generosi, gli americani non prendono mai, danno danno. 

Non c’è popolo più buono degli americani. I tedeschi sono cattivi, e per questo che le guerre gli vengono male, ma non stanno mai fermi, ci riprovano, c’hanno il diavolo che li spinge, dai dai. Intanto Dio, fa il tifo per gli americani, e secondo me ci influisce eh, non è mica uno scalmanato qualsiasi Dio, ci influisce, e il diavolo si incazza, stupido, prende sempre i cavalli cattivi. Già, ma non può tenere per gli americani, per loro le guerre sono una missione, non le fanno mica per prendere, tz tz tz, per dare, c’è sempre un premio per chi perde la guerra, quasi quasi conviene. Congratulazioni, lei ha perso ancora, e giù camion di caffè, a loro gli basta regalare. 

Una volta gli invasori si prendevano tutto del popolo vinto, donne religione scienza, cultura, loro no, non sono capaci. Uno vince la guerra conquista l’Europa, trova lì, una lampada liberty, che fa? Il saccheggio è ammesso, la fa sua. Nooooooo civilizzano loro, è una passione, e te ne mettono lì una al quarzo, tutto bianco. E l’Europa, con le sue lucine colorate, i suoi fiumi, le sue tradizioni, i violini, i valzer. Aaaaah. 

E poi luci e neon e colori e vita  e poi ponti autostrade grattacieli aerei. Chewin gum, non c’è popolo più stupido degli americani. La cultura, non li ha mai intaccati….volutamente, sì perché hanno ragione di diffidare della nostra cultura, vecchia elaborata contorta.

Certo, più semplicità più immediatezza, loro, creano così, come cagare.

Non c’è popolo più creativo degli americani, ogni anno ti buttano lì un film, bello anche, bellissimo, ma guai, se manca quel minimo di superficialità necessaria, sotto sotto c’è sempre l’western, anche nei manicomi riescono a metterci gli indiani, e questa è coerenza eh. Gli americani hanno le idee chiare sui buoni e sui cattivi, chiarissime. Non per teoria, per esperienza, i buoni sono loro. E ti regalano scatole di sigari, cassette di wiskey, navi sapone libertà computer abiti usati squali… 

A me l’America non mi fa niente bene, troppa libertà, bisogna che glielo dica al dottore, a me l’America, mi fa venir voglia di un dittatore uuuuhh. (si schiaffeggia) Sì di un dittatore, almeno si vede, si riconosce. Non ho mai visto qualcosa che sgretola l’individuo come quella libertà lì, nemmeno una malattia ti mangia così bene dal di dentro.

Come sono geniali gli americani, te la mettono lì. La libertà è alla portata di tutti, come la chitarra, ognuno suona come vuole, e tutti suonano come vuole la libertà.

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1 risposta

  1. Con questo brano insulso Gaber fa una pessima figura.

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